Villa Zelo è una villa Settecentesca di Portici che appartiene al nutrito patrimonio delle Ville vesuviane del cosiddetto Miglio d’Oro. Sorge nelle strette stradine poste tra zona di Bellavista e via Armando Diaz, quella che fu a suo tempo detta “la collina di Bellavista”.
Questa antica villa fu edificata nel 1740, su volere del suo proprietario, Don Giuseppe Siniscalco e fu realizzata su disegno dell’architetto Maurizio Nauclerio. Prevedeva un corpo centrale e corpi di fabbrica agli estremi sormontati da un unico piano e sovrastati da terrazze che affacciano rispettivamente sul versante orientale verso il Vesuvio e ad occidente verso il mare.
Il complesso è dotato di una cappella palatina consacrata alla Beata Vergine dei Sette Dolori utilizzata come succursale della più distante parrocchia di Portici fino all’anno 1835, anno nel quale venne edificata una nuova chiesa nelle vicinanze con lo scopo di soddisfare il maggior numero di fedeli frutto dell’aumento demografico.
Villa Zelo costituiva il centro di un più ampio complesso costituito da un grazioso giardino ai cui fianchi erano collocati due casini più piccoli ed una retrostante masseria di circa quaranta are sulla quale vi erano piantati alberi di agrumi.
L’ attuale denominazione deriva dal barone Don Giuseppe Zelo il quale ne acquisì la proprietà nel 1825 dando inizio a dei lavori di restauro senza modificarne l’aspetto generale.
La costruzione del secondo piano ed il restauro in stile neoclassico della facciata furono eseguiti su iniziativa del barone Gennaro Zelo nella prima metà del XIX .
Come la maggior parte delle residenze vesuviane anche villa Zelo diede ospitalità a illustri figure del tempo, come il maestro di danza del Teatro San Carlo Gaetano Grossatesta, il vescovo Mons. Carlo Maria Rosini, il principe di Calvaruso, D. Guglielmo Monchada, lo scrittore Antonio Ranieri ed il noto poeta Giacomo Leopardi. Molti sostengono che la villa stessa fu teatro di riunioni massoniche del Ranieri contro il regno borbonico, non a caso già in età giovanile il Ranieri era tra quelli considerati “rivoltosi” dalla polizia borbonica.
Nel 1850 la villa fu meta di una visita in forma privata da parte di Papa Pio IX (in occasione del suo esilio napoletano) e di tale lieto evento tutt’oggi ci è a testimonianza un’iscrizione marmorea esposta al piano nobile.
Tra le tante storie che si raccontano su villa Zelo, ce n’è una relativa a Medoro, il cane di Giacomo Leopardi, di cui si dice sia stato seppellito proprio lì.