La Campania ed in particolare la città di Napoli, è celebre in tutto il mondo per la produzione di diversi prodotti tipici, dalla pizza alla sfogliatella, dal babà alla pastiera. Forse meno risalto e la giusta vetrina si tende a dare ad altri supremi prodotti di origine vesuviana, altrettanto buoni e degni di nota. Sono tantissimi…non vi è che l’imbarazzo della scelta!
Con questo articolo Wesuvio dà il via ad un affascinante ed “invitante” excursus gastronomico che ha come finalità quella di celebrare i protagonisti dell’arte culinaria Vesuviana, cominciando da lui, il “re”…il Pomodorino del Piennolo.
E allora , cari amici, non ci resta che augurarvi BUONA LETTURA e BUON APPETITO!
Origine. Sebbene esso abbia origine transoceanica, essendo di fatto nato in un’area del continente americano compresa tra il Messico e il Perù, il pomodoro è senza ombra di dubbio l’ortaggio più diffuso ed apprezzato nella nostra penisola. Andando pertanto ad arricchire le cucine nostrane, venne importato in Europa, per la precisione in Spagna, da Hernàn Cortès nel XVI secolo; solo in un secondo momento questa prelibatezza sbarcò in Italia, dove trovò le condizioni più adatte e favorevoli per la sua coltivazione e lavorazione nella zona meridionale del Paese.
Ciò che tanti ignorano è che Il pomodoro non è sempre stato rosso. A rivelarcelo è un chiaro indizio insito nel nome stesso, che deriva appunto da ‘pomo d’oro’, proprio ad indicare la tinta dorata del frutto di quelle piante, all’epoca sconosciute, che venivano usate solo a fini ornamentali.
Circa un secolo dopo, quando ormai la coltivazione aveva raggiunto un elevato grado di diffusione, iniziò la metamorfosi cromatica e le bacche cominciarono a cambiare colore, passando dal giallo intenso al rosso. Il colore dorato che in origine caratterizzava l’ortaggio, ormai è oggi osservabile soltanto in pochissime varietà, tra cui quella del pomodorino giallo che cresce alle falde del nostro Vesuvio.
Varietà. Fiaschella, Lampadina, Patanara, Principe Borghese, Re Umberto , sono solo alcuni degli ecotipi di questo pomodorino, a cui sono state assegnate differenti denominazioni. Ma se diverse sono le denominazioni in uso, unica è la caratteristica che li accomuna: sono tutti coltivati sulle pendici del Vesuvio.
Andando invece a passare in rassegna i nomi che il popolo ha attribuito a questo prodotto ci si accorge con immediatezza della molteplicità di definizioni che lo contraddistinguono: pomodori di montagna, pomodoro col pizzo, pomodoro da serbo, pomodoro di Spongillo, Spugnillo, Pummarole, Pummarulello, Spuncillo, Spunzilli…ma la definizione che meglio rende omaggio a questa prelibatezza vesuviana è “Perla rossa del vulcano”
Con il suo sapore intenso e vivace, uniti alla sua versatilità in termini di utilizzo in svariate pietanze e ricette, il Pomodorino del Piennolo è senza ombra di dubbio il prodotto più apprezzato e utilizzato nella cucina campana. Il piatto in cui per antonomasia lo si considera ingrediente imprescindibile sono i tradizionali spaghetti alle vongole, ma l’elenco delle pietanze in cui viene utilizzato è praticamente infinita; tra questi spicca una variante della prelibata pizza napoletana.
L’ unicità delle sue caratteristiche è profondamente collegata ai fattori climatici tipici dell’area geografica di coltivazione, dove i suoli, di origine vulcanica, sono costituiti da materiale piroclastico originato dalle eruzioni che nel corso dei secoli si sono susseguite nel complesso vulcanico Somma-Vesuvio. In particolare, il disciplinare del “Pomodorino del Piennolo del Vesuvio D.O.P.” ne identifica la zona di produzione nell’ intero territorio di numerosi comuni della provincia di Napoli: Boscoreale, Boscotrecase, Ercolano, Cercola, Ottaviano, Massa Di Somma, Portici, Pollena Trocchia, Sant’Anastasia, San Giuseppe Vesuviano, San Giorgio a Cremano, San Sebastiano al Vesuvio, Somma Vesuviana, Terzigno, Torre Annunziata, Torre del Greco, Trecase e Nola.
Conservazione: Questa varietà di pomodoro si differenzia da tutti gli altri anche per la modalità di conservazione che non ha eguali; è conservato a grappolo, il famoso “Piennolo”, senza conservanti , ottenuto con la tipica lavorazione a mano dell’area posta ai piedi del Vesuvio. In estate, stagione in cui avviene il raccolto, infatti i pomodorini vengono uniti in grappoli (sciocche) senza staccarli dai loro rametti e sistemati su uno spago a maturare. Successivamente vengono legati tra loro con un’ antica tecnica in modo da creare un unico grande grappolo (Piennolo) che viene tenuto sospeso da terra su appositi supporti e conservato in un locale ombreggiato, riparato e ventilato, ad esempio una soffitta. Con il trascorrere dei mesi il pomodorino perde turgore e assume un sapore unico molto apprezzato per i sughi.
Il pomodorino del Piennolo del Vesuvio d.o.p. (o Spongillo) se adeguatamente conservato in luogo ombrato, ventilato e asciutto può durare fino a 6 mesi senza subire alcuna alterazione in termini di qualità, quasi a rispecchiera il carattere, la forza e la resistenza del suolo che lo ha generato
Allo stato fresco, invece, il pomodorino del piennolo va consumato entro una o la massimo due settimane.
Stagionalità: il pomodorino del Vesuvio si può trovare pertanto sia fresco che conservato. Nel primo caso dal sapore intenso, dolce ed acidulo è fruibile in estate, nel secondo caso appunto sotto forma di “Piennolo” dal sapore intenso ed amaro lo si può trovare tutto l’inverno anche fino ad Aprile
La varietà “Gialla”: Il Pomodorino giallo del Vesuvio, appartenente alla varietà Giagiù, è di forma ovale ed ha dimensioni ridotte. É caratterizzato da una totale assenza di acidità, ha un gusto molto sapido e allo stesso tempo morbido e delicato. E’ ricco di beta-carotene, di vitamina A, C e B ed ha un forte potere antiossidante che lo rendono molto efficace nella neutralizzazione dei i radicali liberi. Proprio per la sua assenza di acidità, diversamente dal pomodoro classico, il Pomodorino giallo del Vesuvio, viene consumato non solo al naturale, ma è largamente usato nelle ricette a base di pesce e frutti di mare, per preparare salse e vellutate.
Le tecniche di coltivazione dei Pomodorini Gialli sono ancora oggi rigorosamente manuali con l’utilizzo di pali di sostegno che tengono il frutto separato dalla terra. Il periodo di coltivazione è compreso tra i mesi di aprile e di settembre ed in particolare la stagione del raccolto comincia a partire dalla fine di luglio e prosegue fino alla metà di settembre.
Le caratteristiche sopra descritte hanno permesso al pomodorino giallo del Vesuvio di essere inserito dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali nell’elenco dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali (PAT).
In quanto a certificazioni, Il Pomodorino del Piennolo non è da meno; Esso infatti è stato insignito della certificazione D.O.P. nel 2009, ai sensi del Reg. CE n. 510/06, ed ha il proprio Consorzio di Tutela.
Questa prelibatezza nostrana è uno dei prodotti più antichi dell’agricoltura campana, tanto da essere perfino rappresentato all’interno del tradizionale presepe napoletano.
Il Pomodorino del Piennolo del Vesuvio è stato fonte di ispirazione non solo per Chef stellati o semplici “amatori” della cucina, ma anche per illustri poeti come Pablo Neruda il quale dedicò a tale prelibatezza una poesia , o meglio un’ “Ode al pomodoro” .
Uno dei versi recita così: “Disgraziatamente, dobbiamo assassinarlo: si immerge il cucchiaio nella sua polpa vivente, è una rossa viscera, un sole fresco, profondo inesauribile…”.
Un pensiero su “Sua maestà il pomodorino del piennolo”
Ho iniziato a coltivare quest’anno li già appesi sono buonissimi