Abbiamo scelto di fare conoscenza diretta con Slow Food Vesuvio e Maria Lionelli, in occasione dell’edizione straordinaria della Mostra Mercato della Biodiversità Vesuviana “Paniere Vesuviano” tenutasi il 12 luglio a Torre Annunziata, nel cuore dell’area alle falde del Vesuvio.
La scelta si è rivelata più che mai appropriata, perché conoscere chi lavora per il territorio e le persone che fanno parte di questa grande famiglia unita sotto l’egida della filosofia Slow Food, ci ha aperto la porta ad un piccolo grande mondo, che fa della tutela e della salvaguardia dei prodotti tipici dell’area vesuviana la propria mission.
Incontriamo Maria, fiduciaria Slow Food per l’area vesuviana, che dopo le presentazioni di rito ci tiene a sottolineare subito che il cuore pulsante del progetto e della Condotta Slow Food Vesuvio, sono i produttori ed i piccoli artigiani che tentano di dare nuova linfa alle produzioni di piccola scala sul territorio vesuviano.
Iniziamo a passeggiare tra i vari stand e percepiamo, parlando con i vari espositori, l’orgoglio nel presentare i propri prodotti e per essere parte di un progetto importante per tutti i vesuviani e per tutta l’area alle falde del Vesuvio.
Chiediamo a Maria di parlarci del percorso che l’ha portata all’adesione al movimento Slow Food.
Nasco come una convinta ambientalista e fin dalla nascita di Slow Food, movimento fondato da Carlo Petrini, ho percepito che tutte le istanze contenute nella teoria ambientalista erano coerenti con questo e, inoltre, potevano essere applicate alla realtà dei territori e dei produttori. Per questo il mio avvicinamento è stato spontaneo, naturale e per questo il mio lavoro con Slow Food Vesuvio ha radici profonde e convinte.
La Condotta Slow Food Vesuvio è una divisione di Slow Food Campania.
Nasce per salvaguardare e tutelare la biodiversità dell’area del Vesuvio ed in particolare per tutelare la dignità dei sapori locali, delle tradizioni che permettono alla biodiversità vesuviana di continuare ad esistere. E proprio laddove le dinamiche della società e dell’economia contemporanea minacciano l’esistenza di prodotti e saperi fortemente legati al territorio, Slow Food ha ragione di impegnarsi e di creare un patto con i produttori ed i trasformatori artigiani, oltre che con la ristorazione e con il tessuto sociale stesso attraverso le scuole. Questo lavoro deve poi sfociare nell’instaurazione di un nuovo rapporto con il consumatore finale, al fine di renderlo maggiormente consapevole delle scelte effettuate.
In cosa consiste questo patto?
L’impegno è reciproco e deve mirare a ristabilire colture e prodotti quasi scomparsi ovvero a forte rischio. La sinergia tra loro e l’organizzazione Slow Food Vesuvio è fondamentale, ci tengo a ribadirlo, e nel breve e medio periodo sta dando i suoi frutti.
Quali sono le minaccie più importanti per i produttori ed alla filiera produttiva artigianale?
La minaccia più grande è rappresentata ovviamente dalla grande distribuzione organizzata che, con le sue dinamiche, rende la vita difficile ai piccoli, i quali sempre più spesso si vedono costretti ad abbandonare colture ed a ritrovarsi in serie difficoltà. A ciò si aggiungano le problematiche legate all’inquinamento, che pongono una serie di sfide e di problematiche davvero ardue.
La grande distribuzione è necessariamente un “nemico” da temere e da affrontare, oppure nell’azione di Slow Food è presente anche un approccio orientato al dialogo?
Crediamo che il dialogo possa aprire nuovi spazi. Abbiamo avviato anche progetti pilota con alcune catene maggiormente sensibili a queste tematiche. Grazie a questi progetti abbiamo potuto sperimentare l’inserimento, in alcuni reparti di grandi supermercati, di aree dedicate a prodotti riconducibili all’area della Condotta Slow Food Vesuvio. E’ un lavoro a lungo raggio ma sono convinta che porterà i suoi frutti, anche e soprattutto grazie al rinnovato impegno di alcuni grandi competitor ed alla nuova consapevolezza dei consumatori.
Parliamo dei prodotti. Quali sono al momento i prodotti dell’area alle falde del Vesuvio dichiarati Presidio Slow Food?
Attualmente sono dichiarati Presidi Slow food dell’area vesuviana le Albicocche del Vesuvio con le tante varietà da tutelare, il Pisello Centogiorni del Vesuvio, la Papaccella napoletana, i Cannellini Dente di Moro, l’antico Pomodoro di Napoli. In particolare, nell’ultimo periodo grande attenzione stiamo dedicando al Presidio Albicocche del Vesuvio in quanto è necessario alzare il livello di attenzione per non rischiare di vederne scomparire alcuna tra le tante e sorprendenti varietà che la terra vesuviana ci regala e per offrire forte sostegno ai produttori che ne consentono l’esistenza e la resistenza sulle nostre tavole.
C’è qualche altro prodotto in procinto di divenire “presidio”?
Si, il Cachi Vaniglia napoletano, caratteristico dei territori dell’Agro Nolano e del Vesuvio.
Prima mi parlavi di ristoratori…in che modo sono coinvolti nella filosofia e nel progetto Slow Food Vesuvio?
Già da diverso tempo si è avviata a livello globale e locale una strategia di coinvolgimento della ristorazione nel progetto per fare in modo che questi possano essere sia destinatari dell’approccio di sensibilizzazione che perseguiamo e allo stesso tempo parte attiva in questo approccio nei confronti del consumatore finale fruitore del servizio. L’impegno, sempre più diffuso, da parte dei ristoratori aderenti è quello di portare sulle loro tavole, in modo continuativo, alcuni tra i Presidi Slow Food dell’area vesuviana, contribuendo alla loro nuova diffusione nel paniere vesuviano.
Quali sono le strategie di sensibilizzazione che intendete perseguire oltre a queste?
Riteniamo che il lavoro svolto in collaborazione con le scuole sia tra quelli maggiormente significativi. Abbiamo concluso e già avviato molteplici progettualità con il mondo della scuola perché riteniamo che l’educazione verso i temi ambientali e la salvaguardia dei prodotti tipici vesuviani, debba ora più che mai rivolgersi ai giovanissimi per risultare vincente nel lungo periodo. Altro progetto che ha riscosso successo e che riproporremo in futuro, è quello che ci ha visti in prima linea con l’associazione Ubuntu, alcune scuole di Torre Annunziata ed i comuni di Torre Annunziata e di Sakal in Senegal per il progetto Usine des Femmes, dedicato alla formazione di un gruppo di donne senegalesi che hanno imparato (o meglio re-imparato) a coltivare e a proporre in vendita legumi, di produzioni tradizionali, con l’ausilio di attrezzature e locali idonei. Un grande successo di integrazione e scambio reciproco.
Salutiamo Maria Lionelli di Slow Food Vesuvio ringraziandola per averci guidato alla conoscenza, appunto, del movimento Slow Food, che lavora per la nostra terra e per i nostri piccoli produttori. Proseguiamo chiacchierando un po’ con i vari produttori presenti e tra qualche (gradito) assaggio e qualche scambio di opinione, riusciamo a penetrare ancora un po’ l’atmosfera e lo spirito di questi eventi e di tutto il movimento. Si percepisce la voglia di far conoscere quanto di buono la nostra terra vesuviana sa offrire e quante conoscenze recano, oltre che l’impegno, per salvaguardare il territorio riscoprendo il passato della tradizione e dei sapori e proiettandosi verso un futuro in cui la parola chiave possa essere consapevolezza della necessità di tutelare una dimensione locale, genuina.