Da un lato i pompeiani dall’altro i nocerini. Fin dal loro ingresso i secondi furono accolti da una pioggia di fischi ed insulti, da lì a poco sarebbero partite le prime sassate, qualche lancio di oggetti e addirittura l’ uso di armi: la rissa ormai era inevitabile. Al termine degli scontri si contarono decine e decine tra contusi e feriti gravi e purtroppo anche alcuni morti.
No, non stiamo raccontato quanto avvenuto in uno stadio di calcio ai giorni nostri! Quanto letto sopra rappresenta la cronaca di quanto accaduto molti secoli fa, precisamente nel 59 d.C.
Siamo nell’Antico Anfiteatro Romano di Pompei in occasione di uno dei tanti spettacoli di gladiatori che al quel tempo richiamavano migliaia di cittadini pompeiani e delle zone limitrofe.
Questa famosa zuffa tra nocerini e pompeiani per la sua eclatanza fu un anche documentata da una pittura raffigurata su una casa plebea negli scavi di Pompei, ancora oggi ben conservata al Museo Archeologico Nazionale di Napoli.
E non solo!
L’ accaduto fu anche oggetto degli scritti di Tacito il quale raccontò nei dettagli il tumulto che vide protagonisti gli abitanti di Pompei contrapposti a quelli di Nuceria Constantia. Egli ne spiegò anche le ragioni: i primi di fatto mal avevano “digerito” la deduzione a colonia di Nuceria Alfaterna, proprio a svantaggio della limitrofa Pompei, la quale si vide strappare così buona parte del suo territorio agricolo.
Ad ogni modo alla fine degli scontri prevalsero i pompeiani, mentre nelle fila dei nocerini si contò il maggior numero di feriti e di vittime.
La vicenda fu portata dall’Imperatore Nerone all’attenzione del Senato romano che deliberò con effetto immediato la chiusura dell’anfiteatro pompeiano per un periodo di dieci anni e lo scioglimento dei collegi. A farne le spese a seguito del provvedimento furono il senatore Livineio Regolo, organizzatore dei giochi ed altri fomentatori della rissa che vennero esiliati.
L’interdizione dell’ Anfiteatro nella pratica però durò solo due anni, molto probabilmente grazie all’ intervento di Poppea, la quale possedeva una villa nell’area adiacente (rinvenuta a Oplonti, Torre Annunziata). Ancora si pensa che in tal senso influì anche il terremoto di Pompei del 62 d.C. che provocò ingenti danni alla struttura, che dovette essere necessariamente oggetto di ristrutturazione.
Di tale avvenimento sono state rinvenute diverse testimonianze archeologiche. La più nota è rappresentata dall’affresco rinvenuto nell’abitazione di Actius Anicetus, conosciuta meglio come Casa della rissa nell’anfiteatro.
L’ opera pittorica mostra un’ambientazione molto realistica di questi “scontri tra tifoserie” nella quale l’ anfiteatro di Pompei è ritratto molto fedelmente.
Altra testimonianza è costituita da un graffito proveniente dalla Casa dei Dioscuri che fa riferimento all’accaduto:
“Campani victoria una cum nucerinis peristis“, ossia “O campani, in quella vittoria siete morti insieme ai nocerini”