Nasce a Terzigno nel 1929 Salvatore Emblema, uno degli artisti italiani più celebri del Novecento. La sua ricerca continua di nuovi linguaggi lo renderà uno dei grandi dell’arte contemporanea. Continuo sarà fino alla fine il legame, che sovente esprimerà anche nelle sue opere, con la terra vesuviana e con Terzigno.
La cittadina alle falde del Vesuvio ospita oggi il Museo Emblema a testimonianza di questo legame indissolubile.
Il percorso formativo di Emblema inizia con la frequentazione della Scuola del Corallo a Torre del Greco, dove i docenti notano il talento cristallino del giovane allievo, indirizzandolo verso l’Accademia di Belle Arti a Napoli che frequenterà senza completare il percorso di studi.
Intanto, il giovane Salvatore si dedica alla pittura, ispirato dalla natura vesuviana e dimostrandosi capace di percepirne la vera essenza e rimodularla attraverso l’arte. Le sue sperimentazioni in questa prima fase sono pertanto fortemente legate alle radici ed al territorio vesuviano: collages con foglie disseccate e lavori eseguiti utilizzando la materia fornita dal territorio alle falde del Vesuvio come minerali e pietre. É questo il seme della ricerca di nuovi codici e linguaggi che il maestro di Terzigno perseguirà in tutta la sua lunga carriera.
Prima di terminare gli studi a Napoli sceglie di trasferirsi a Roma dove si troverà in un contesto nuovo e stimolante. Conoscerà diversi artisti e la sua cifra stilistica trarrà da questi incontri gli spunti per formarsi e definirsi pienamente.
A Roma la sua carriera accelera grazie anche ad una serie di incontri ed eventi che, uniti alla sua grande voglia di far emergere il suo messaggio artistico, proietteranno Emblema tra i grandi dell’arte contemporanea.
Infatti a Roma le sue opere iniziano ad avere ammiratori importanti e, nel 1954, un suo ritratto di Papa Pio XII viene acquisito dai Musei Vaticani. Nella città eterna tiene anche la sua prima personale presso la Galleria San Marco. Da qui in poi cominciano a guardare con interesse alla sua opera non solo collezionisti e operatori del settore ma anche registi come Federico Fellini, stilisti come Schubert, il mondo del teatro.
La svolta vera della storia personale ed artistica di Emblema avviene quando il leggendario Rockefeller rimane letteralmente folgorato dalla innovativa opera “Capuzzella” esposta nella celebre galleria “La Vetrina”. Il magnate a stelle e strisce gli apre le porte della Grande Mela.
Nel 1955 Emblema approda a New York accolto con grandi onori dallo stesso Rockefeller.
Negli Stati Uniti l’arte contemporanea sta sperimentando nuovi paradigmi espressivi. È qui il maestro vesuviano ha l’opportunità di conoscere e frequentare grandi maestri e precursori come Pollock e soprattutto Rothko. quest’ultimo segnerà, con il suo lirismo cromatico, la cifra artistica di Emblema che scoprirà, con grande sorpresa, che le origini della resa cromatica di Rothko traggono origine dal fascino esercitato sull’artista dall’arte e soprattutto dagli affreschi dell’antica Pompei.
A New York fa un altro incontro che determinerà in modo importante il suo percorso artistico; stringe infatti un fruttuoso sodalizio dialettico con il critico d’arte Giulio Carlo Argan che nutre per il maestro di Terzigno una grande e ricambiata stima.
Proprio grazie al confronto intellettuale con Argan, per il maestro vesuviano si aprirà una fase fondamentale della carriera, nella quale il nodo centrale diventerà lo spazio della tela, lo spazio oltre la tela ed il rapporto tra questi. Emblema vivrà spasmodicamente la ricerca di una via a questa problematica dell’arte contemporanea trovandola brillantemente quando ha l’idea di sfilare letteralmente una tela, “detessere” la superficie pittorica creando un nuovo orizzonte in essa e attraverso essa. Comincia il periodo d’oro della poetica di Emblema che, consacrato anche dall’approvazione entusiasta di Argan, resterà l’apice della parabola del maestro e della sua scelta di dare una nuova dignità allo spazio dietro la tela stessa e nuova vita al concetto di “trasparenza”. Nelle parole dello stesso Argan Emblema riesce infine a “a rendere partecipe di vita lo spazio dietro il quadro”.
Alla fine degli anni ‘60, dopo aver rinunciato alla cattedra di pittura a Roma presso l’Accademia delle Belle Arti e poi quella presso l’Accademia di Belle Arti di Catanzaro, torna nella sua Terzigno, in quella terra vesuviana che tanto è presente nella sua arte come elemento imprescindibile della sua espressione.
Da qui in poi prestigiosi musei ospiteranno mostre di Emblema. Parteciperà a diverse edizioni della Biennale di Venezia e sue opere saranno acquisite del Metropolitan Musem of Modern Art di New York e dagli Uffizi di Firenze.
L’arte di Salvatore Emblema si esprimerà da questo momento in poi nella sua terra natale, dove i colori, le suggestioni e la materia vesuviana saranno la linfa vitale della sua poetica e della sua ricerca sui concetti di trasparenza e di astrazione.
La sua scelta di continuare a lavorare lontano dai riflettori del mondo dell’arte contemporanea risulterà davvero peculiare e consona alla sua personalità ma non gli impedirà di assurgere con la sua pittura nell’olimpo dell’arte contemporanea.
Terzigno oggi è ancora il cuore pulsante dell’arte e del ricordo del suo artista, scomparso nel 2006, attraverso il Museo Emblema, spazio nato proprio dalla volontà del maestro di creare nella sua città un luogo dedicato allo studio e soprattutto all’educazione dell’arte contemporanea anche grazie alla presenza di laboratori didattici.
Una Casa Museo, che dal 2009 ha acquisito lo status di Museo di Interesse Regionale, con opere pittoriche e scultoree che raccontano l’artista a tutto tondo e che vengono esposte a rotazione per sei mesi data la vastità del materiale. Anche nel Museo protagonista è il concetto di Trasparenza tanto caro a Salvatore Emblema.
Di grande importanza la presenza di un Archivio Generale per la raccolta, la catalogazione e la tutela delle opere e dell’eredità artistica di Emblema.
“Che cos’è la trasparenza allora, se non il tentativo di eliminare ogni corpo opaco che si metta in mezzo tra i nostri occhi e la luce? Per secoli lo spazio dietro al quadro è stato uno spazio morto. Era necessario far vivere quello spazio, perché è là che la verità aspetta di essere scoperta, ancora ed ancora. Raggiungere L’Altro Spazio, andare alla Luce, è un problema fondamentale per tutti i pittori, come per gli amanti. Ma la pittura si è sempre fatta su un cosa (il quadro) che ne nascondeva un’altra (il muro). I corpi degli amanti invece, quelli, non si nascondono mai, nemmeno quando si coprono l’un l’altro. Di cos’è fatto il Cielo? Di niente! Di che colore è il Cielo? Nessuno! Il Cielo è Vuoto e Trasparente. Eppure d’Azzurro sostiene le Nuvole”
(Salvatore Emblema)
Un pensiero su “Salvatore Emblema. Arte contemporanea, ispirazione vesuviana.”
Sono nato a Terzigno, nel 1948, ho avuto modo di conoscere personalmente, Salvatore, sono amico di Andrea, suo nipote, e spesso siamo andati nel suo studio, in Piazza Vittorio Emanuele . Ricordo ancora la casa, disseminata di tavolozze e di barattoli, con i vari colori, ricordo che ne’ ero affascinato e si percepiva la sua arte e la sua grandezza.