Sono diversi anni che il progetto wesuvio ci porta in giro alle falde del Vesuvio e ogni volta riusciamo a sorprenderci per la qualità delle persone che incontriamo, per la vitalità di questo territorio, carico di una storia millenaria e straordinaria, per la molteplicità dei punti di forza che l’area vesuviana conserva in sé.
Questa volta siamo andati a Somma Vesuviana per conoscere meglio il Palio di Somma e le persone che proseguono questa tradizione, nata da una felice intuizione nel 1991, tenendola viva e facendosi conoscere anche al di fuori del territorio sommese e vesuviano, arrivando ad ottenere, tra gli altri, il riconoscimento del Presidente della Repubblica Italiana.
Arriviamo a Somma Vesuviana nel pieno dei preparativi per il Palio. Mancano pochi giorni e tutto è in movimento per organizzare al meglio questo evento spettacolare. Ci accoglie una rappresentanza del comitato promotore, un gruppo entusiasta e pronto a farci entrare nella storia, nel presente e nel futuro di questa manifestazione. La storia è sicuramente rappresentata da Giuseppe Auriemma, cofondatore del Palio nel 1991 insieme ad un gruppo di giovani e giovanissimi:
“Con una felice intuizione riuscì ad organizzare la prima edizione del Palio, con l’intenzione di intrecciare la dimensione del gioco e quella della storia e dell’identità culturale di Somma. Organizzare il Palio è stata anche una reazione ad una situazione di vera e propria occupazione del tessuto sociale e urbano da parte delle organizzazioni criminali. Una sfida difficile che ha avuto qualche incidente di percorso legato a questa presenza scomoda. Fortunatamente la voglia di affrancare la città e i giovani ha ottenuto ed ottiene importanti vittorie”.
Giuseppe inizia a condurci nel percorso di questa intuizione premettendo che “l’area di Somma Vesuviana e dei suoi dintorni ha una storia millenaria e stratificata; nei secoli ha conosciuto un susseguirsi di presenze e di tradizioni culturali che hanno arricchito il territorio. Alcune di queste tradizioni e di questi passaggi sono ancora oggi tangibili sia nel tessuto urbanistico che in quello culturale. Da questa considerazione nasce l’idea, assolutamente nuova, di costruire una tradizione nuova fondata sull’aspetto ludico, sul gioco quale elemento attraverso il quale rievocare il passato rilanciandolo nel presente e soprattutto proiettandolo nel futuro.”
Come viene accolta l’idea di un Palio che accosta la tradizione all’elemento del gioco?
“Con grande sorpresa la prima edizione del Palio riscosse un successo molto ampio, addirittura più grande di quello che noi giovanissimi che l’avevamo istituito avremmo potuto immaginare e forse in quel momento gestire. Questo ci diede la spinta per andare avanti, studiare e fare in modo che il Palio diventasse un modo per raccontare la specificità del nostro territorio.“
Perché usare la chiave del gioco?
“Il gioco, l’elemento ludico, è un linguaggio universale e arcaico, primitivo. Protagonisti del Palio sono giochi antichi che, attraverso le esperienze di scambio culturale con realtà internazionali come Glasgow in Scozia e Spalato in Croazia, abbiamo scoperto avere similitudini e punti di incontro con quelli che noi proponiamo. Ciò conferma la natura universale del linguaggio ludico che, ancor di più nella società ipertecnologica attuale, risulta fondamentale riscoprire ed insegnare.”
Tra le persone presenti a questo incontro ci sono anche mamme di bambini e ragazzini che confermano quest’ultima affermazione e testimoniano l’entusiasmo mostrato negli scorsi anni dai ragazzi che trovano nell’occasione del Palio un momento importante per scoprire il fascino del gioco come momento altro rispetto allo sport competitivo e alla tecnologia.
A proposito di competizione, il Palio vede coinvolti vari rioni che si sfidano ad ogni Palio con l’obiettivo di laurearsi campioni.
Che tipo di competizione si è sviluppata negli anni?
“I vari rioni hanno preso, negli anni, a sentire una sana rivalità che aggiunge spettacolo all’evento. Ogni rione è una componente di questa città, che risulta così rappresentata in tutti i suoi aspetti. Dal Casamale al Castello, dal Carmine al Rione Starza Mercato, da Santa Maria del Pozzo al Prigliano, dal Costantinopoli al Margherita, i rioni rappresentano il tessuto vitale di Somma Vesuviana.”
Al Palio, storicamente, è stato associato l’aspetto storico. In che modo viene fuori questo aspetto durante lo svolgimento dei giochi?
“La storia di Somma Vesuviana è fatta di diversi momenti storici; nel Palio scegliamo di evidenziare un momento specifico della Somma Angioina e nello specifico il regale rito dell’investitura del Magister Nundinarum, figura istituita alla fine del 1200 da re Carlo d’Angió a garanzia del regolare svolgimento della fiera che ai sommesi, sempre regnante il re angioino, era stato concesso di organizzare una volta l’anno. Scelto tra i notabili locali, questa figura diventa nel tempo molto rilevante; proprio il cerimoniale dell’investitura di questa carica viene rievocata durante il Palio con tutto il seguito di gonfaloni, guardie, baldacchino e corteo. Inoltre, ogni edizione il Palio prende il via, in alternanza, da uno dei luoghi simbolo della storia di Somma Vesuviana.”
Quando ormai, grazie all’entusiasmo che percepiamo negli organizzatori e nel loro racconto, siamo già in clima Palio, arriva il momento di fare un giro nelle stanze in cui materialmente esso prende forma, grazie al coinvolgimento anche di molti giovani che mettono a disposizione impegno, capacità e passione per far sì che questa manifestazione prenda vita. Marilena Maresca ci accompagna quindi dietro le quinte del Palio, nelle stanze adiacenti adiacenti la Chiesatrasformate per l’occasione in veri laboratori dove, tra cavalieri e stemmi dei rioni, percepiamo tutto l’entusiasmo e lo spirito di comunità che il Palio riesce a generare e conosciamo alcuni giovanissimi protagonisti della macchina organizzativa.
Siamo conquistati da questo spirito e capiamo perché questa felice intuizione ha ormai una storia consolidata, perché ha riscosso e riscuote tanto interesse, anche internazionale.
Incuriositi chiediamo quali sono i giochi che riscuotono più successo e nessuno ha dubbi sul fatto che il “palo di sapone” sia quello più atteso e seguito. Un vero e proprio tripudio in cui le squadre in gara tentano l’impresa dell’arrampicata su questo “albero della cuccagna”, tra le grandi incitazioni del pubblico. E poi ci sono il “chirchio“, la “pignatta”, il “tiro alla fune“, la “corsa con il sacco”, il “curuoglio”, ognuno con il carico di storia, di simboli, di intrecci tra elemento popolare ed elemento magico – propiziatorio.
Salutiamo tutti dandoci appuntamento per il 6, 7 e 8 settembre per godere di questo spettacolare evento vesuviano.
Il consiglio di wesuvio è di accorrere per ammirare questa celebrazione del gioco e della socialità, questa festa – rito del senso di appartenenza al “Paese dell’Abbondanza”, tema del Palio di quest’anno, provocatoria dedica ad una terra generosa, ricca di storia, di tradizioni, di saperi, di accoglienza e di musica popolare, che in questa terra è vitalità, memoria e liberazione attraverso le danze arcaiche e sempre nuove.
Riferimento Web Social: @paliodisomma