Il Natale all’ ombra del Vesuvio ha un sapore unico, in questo periodo ogni angolo di queste terre trasuda storia, cultura e soprattutto tradizione. Si assiste di fatto a qualcosa di magico e senza eguali.
E’ il momento in cui si fa sfoggio di tutto il colore popolare: tavole imbandite di pietanze succulente e di dolciumi fanno da sfondo alle tradizioni più antuche e più sentite. Tra queste senza dubbio alcuno la piu’ importante e diffusa è quella del gioco della tombola con relativa smorfia napoletana.
Ma come nasce la tombola e la smorfia ?
Scopriamolo insieme!
Partiamo dalla seconda. Stando all’ ipotesi più accreditata, la smorfia deriverebbe dalla cabala ebraica: si tratta in effetti della pratica di associare i numeri in chiave esoterica alle piu’ svariate rappresentazioni della realtà con lo scopo di interpretare i significati reconditi dei sogni ed degli eventi in genere.
In merito al lemma stesso ci sono diverse ipotesi: il nome smorfia è associato a quello di Morfeo, raffigurato nella mitologia come il Dio dei sogni. Cio’ e’ spiegato dal fatto che i numeri sono assoluti protagonisti che svelano la realta’ attraverso il grottesco ed satirico. Vi e’ poi un’ altra ipotesi che collegherebbe il nome al primo libro di interpretazione dei sogni scritto da Artemidoro di Daldi.
In merito all’ origine della tombola invece aleggia una storia molto interessante. Bisogna andare indietro nel tempo fino al lontano 1539 precisamente nella citta’ di Genova nella quale era nacque il gioco del lotto che però non era del tutto legale.
Nella citta’ di Napoli, nel 1734 nacque un dibattito tra il re Carlo III di Borbone e il frate domenicano Gregorio Maria Rocco: Carlo III era intenzionato ad ufficializzare il gioco del lotto in citta’ per una ragione puramente economica e vantaggiosa per le sole casse reali. Di parere contrario era invece il frate in quanto riteneva che renderlo legale sarebbe diventato un passatempo ingannevole e pericoloso per i fedeli.
Vittorioso nella diatriba risulto’ alla fine il re al quale pero’ il frate domenicano strappo’ una promessa: il gioco sarebbe dovuto essere sospeso durante la settimana delle celebrazioni riguardanti il Natale per far sì che i fedeli tutti potessero stare alla larga da ogni tipo di distrazione e tentazione e dedicarsi cosi’ in toto ai sacri offici , alla preghiera e soprattutto alla devozione.
Ma il popolo, si sa’, ha bisogno di paceri e non solo di doveri ed il piacere del gioco del lotto rappresentava una rinuncia troppo grande:
E così accadde attraverso l’ arte dell’arrangiarsi, il popolo non si perse d’animo e creo’, intrecciando del vimini a forma vulcanica, quello che oggi è conosciuto come il classico “panariello”. Esso conteneva i 90 numeri del lotto che ad ogni estrazione venivano segnati su delle cartelle sulle quali erano rappresentati i numeri che da li’ a poco sarebbero stati accompagnati da delle figure giungendo cosi’ al perfetto connubio tra le due tradizioni: la tombola e la smorfia per l’ appunto.