Oggi si parla tanto di turismo vesuviano e si discute su come regolare ed incrementare ancor di più i flussi che il vulcano più famoso al mondo attira quotidianamente. Il Vesuvio ha da sempre affascinato il viaggiatore con il suo carico di storia, con i suoi miti, con la specificità geologica e naturalistica. E fin da tempi remoti ha visto tanti inerpicarsi per i sentieri, desiderosi di raggiungerne la cima e sondarne il mistero da vicino.
In epoca moderna una visionaria impresa ha segnato la vera rivoluzione per l’accessibilità alla cima del Vesuvio ed un punto di svolta per il turismo vesuviano: la costruzione della strada percorribile dalle automobili. Impresa che reca, ancora oggi, il nome dei suoi “eroi”, Gennaro e Antonio Matrone. Originari di Boscotrecase, rispettivamente zio e nipote, furono i veri pionieri di una nuova epoca per il turismo vesuviano.
Gennaro Matrone aveva già ridisegnato e predisposto notevoli migliorie alla cosiddetta “mulattiera Fiorenza”. Grazie ad essa, fin dal 1894, i viaggiatori riuscivano a guadagnare la cima. A partire dal 1904, dopo aver conosciuto ulteriori migliorie e modifiche grazie al Matrone, venne ribattezzata “Strada Matrone”. Serviva in primo luogo al deflusso dei passeggeri dei treni della Circumvesuviana che sostavano nella locanda “Pane Perz”, sita proprio a ridosso della strada suddetta e adiacente al punto di stazionamento delle Guide del Vesuvio.
All’indomani dell’eruzione del 1906 la strada lastricata, cambiò ancora denominazione diventando “Autostrada del Vesuvio”, proprio a causa della sua utilità nell’accogliere e veicolare verso il cratere del vulcano le automobili provenienti dalla nuova Autostrada da Napoli a Pompei, inaugurata nel 1927. La strada voluta da Matrone partiva da Boscotrecase rappresentando l’opportunità per il viaggiatore di completare la visita imprescindibile a Pompei con l’escursione significativa ed altamente suggestiva al vulcano.
L’opera di Gennaro Matrone diede spunto al nipote Antonio per intraprendere e completare una strada per il versante ercolanese. Nel 1950, grazie ad una caparbietà pari a quella dello zio, riesce a garantire la salita fino ai 1030 metri a partire dall’Osservatorio Vesuviano. Il culmine di questa impresa cardine per il turismo vesuviano verrà raggiunto il 28 febbraio 1955 quando viene inaugurata l’Autostrada Matrone, contraltare, sul versante di Ercolano, della strada che partiva da Boscotrecase. Un traguardo che consentirà definitivamente l’esplosione dell’interesse e della fruibilità turistica del vulcano. Antonio Matrone costruirà per sé e la sua famiglia, su questa stessa strada, un rifugio a quota 750, dove trascorrerà gli anni della vecchiaia. Una targa ricorda l’impresa di questo vesuviano che ha voluto a tutti i costi riuscire in questa straordinaria impresa.
Se oggi parlare di turismo vesuviano è del tutto normale, è anche grazie alla lungimiranza di Gennaro ed Antonio Matrone che, con costanza ed amore per il territorio, hanno posto le basi per una rinnovata concezione di fruibilità, mettendo in campo le proprie risorse economiche e umane.
Ricordare questa impresa risulta ancora oggi fondamentale per chi opera nel settore turistico alle falde del Vesuvio e per chi vuole ricostruire la storia del territorio vesuviano e della sua attrattività.
2 pensieri su “La Strada Matrone: una nuova epoca per il turismo vesuviano”
Grazie a loro per il loro kloehno e l’amore per il territorio
Io sono un nipote da Antonio Matrone, tutte le persone che oggi vivono di Vesuvio devono ringraziare al Cavo Antonio Matrone, la lapide su si trova a Ercolano perché zio Antonio decise di dividersi dal fratello perché già aveva intuito che l accesso da Ercolano era più fruibile per i turisti e ebbe ragione