L’eruzione del Vesuvio avvenuta nell’aprile del 1872 fu una delle più imponenti tra quelle del XIX secolo. Questa eruzione del Vesuvio rappresenta la fase culminante dell’attività del vulcano cominciata due anni prima circa. L’allora direttore dell’Osservatorio Vesuviano, Luigi Palmieri, descrisse questa eruzione; seguendo le varie fasi fino alla fine. Tutto ebbe inizio il 26 aprile del 1872 con l’apertura di una frattura dalla quale un fiume di lava defluì verso il basso; ad un certo punto l’attività del Vesuvio generò delle esplosioni che colsero di sorpresa diverse persone che, nonostante gli avvertimenti del Palmieri, spinte dalla curiosità di osservare da vicino il fenomeno di questa eruzione del Vesuvio, furono investite dalle esplosioni e dalla lava stessa. San Sebastiano e ancor più Massa di Somma furono colpite duramente in quanto la lava del Vesuvio si inserì in solchi lavici del 1855 presenti in quel versante. L’eruzione del Vesuvio culminó con una esplosione ;localizzabile nel cratere al centro. Per tutta la durata dell’eruzione del Vesuvio il direttore Luigi Palmieri restò in Osservatorio Vesuviano con grande coraggio e spirito scientifico, che portò ad importanti scoperte sul fluire della lava vesuviana e sulla composizione della stessa, che gli valse poi grandi riconoscimenti. Giuseppe De Nittis ci racconta questa eruzione del Vesuvio con una tela di piccole dimensioni,“La pioggia di cenere”. La tela, firmata De Nittis Resina e datata 26 aprile 72, è oggi conservata a Firenze presso la Galleria Nazionale d’Arte Moderna. La tela restituisce l’impressione dell’imponenza dell’esplosione e dell’inevitabile invasione della nube di vapore, ceneri e polveri resa splendidamente attraverso una tavolozza in cui predomina la gamma dei grigi ed i bianchi densi e polverosi.
Donne e uomini occupano uno spazio marginale nella tela e sono immortalati nell’atto di mettersi in salvo con le cose più immediatamente utili e care; ciononostante, Giuseppe De Nittis, rientrato per motivi bellici a Napoli da Parigi (abitò in quel periodo a Portici), riesce a rendere queste figure ed alcuni dettagli in modo sorprendente e vivido. Il contrasto tra uomo e attività del vulcano rende in maniera esemplare il carattere di reportage dell’opera. Non era la prima volta che Giuseppe De Nittis si lasciava ispirare dal Vesuvio; difatti, nel marzo 1872, un mese prima dell’eruzione, il pittore definito “più parigino dei parigini” immortalò il Vesuvio in una tela che ha avuto una storia travagliata fino alla recente riscoperta ed all’esposizione inedita a Napoli nel dicembre 2017. Un lavoro con il quale Giuseppe De Nittis immortala il Vesuvio con un punto di vista assolutamente moderno, quasi fotografico, con una gamma di colori che va dal rosa al nero e restituisce un’immagine eccezionalmente vivida ed insolita del vulcano.