Dal punto di vista artistico-culturale la città di Sant’Anastasia può annoverare alcuni importanti monumenti e chiese. Tra queste sicuramente spicca su tutte il Santuario della Madonna dell’Arco.
Questo suggestivo Santuario è noto a molti in quanto ogni Lunedì dell’Angelo è meta del pellegrinaggio tradizionale dei fujenti (o battenti), che arrivano in massa da tantissimi comuni campani, accompagnati da una melodia vocale che risale al quattrocento, musicata successivamente nei secoli dopo.
Il Santuario è inoltre famoso per un altro evento che cade la seconda domenica di settembre, ossia l’incendio al campanile in occasione della festa dell’Incoronazione di Maria Santissima.
Ma quali sono le origini di questo stupendo Santuario ?
Il lunedì di Pasqua del 1589, durante la festa dedicata alla Madonna dell’Arco, una donna di Sant’Anastasia, Aurelia Del Prete, si era recata sul luogo con il marito, Marco Cennamo, il quale voleva offrire un ex voto, essendo guarito da una grave malattia agli occhi. La donna aveva con sé un porcellino che, nella calca, le scappò: non riuscendo a riprenderlo, bestemmiando calpestò in un accesso d’ira l’ex voto del marito, raffigurante la Madonna. L’anno seguente fu colpita da una grave malattia, che le avrebbe causato il distacco dei piedi, tuttora visibili, racchiusi in una gabbietta di ferro, nella sala delle offerte del santuario. Morì poco tempo dopo, il 28 luglio.
Il dato storico vede il Santuario della Madonna dell’Arco sorgere nel luogo dove nel XV secolo era presente un’edicola votiva, raffigurante la Madonna con il Bambino Gesù. La madre Vergine fu chiamata “Madonna dell’Arco”, poiché l’edicola votiva era posizionata nelle vicinanze di un antico acquedotto romano.
Ma per capire fino in fondo come nel corso dei secoli il rapporto tra questo Santuario ed il popolo si andato via via intensificandosi e come il Lunedi in albis sia ricorrenza importante per entrambi, bisogna guardare a quanto è tramandato dalla tradizione.
Si narra, infatti, che il lunedì di Pasqua del 1450 un ragazzo, adirato per aver subito una sconfitta al gioco della pallamaglio, scagliò con violenza una boccia contro la sacra immagine che era nelle vicinanze: dal volto della Madonna raffigurata nell’effigie sarebbe cominciato a sgorgare del sangue , così che il popolo cominciò a gridare al miracolola. La notizia dell’ accaduto arrivò fino al conte di Sarno, Raimondo Orsini, Gran giustiziere del Regno di Napoli, che fece processare il bestemmiatore, condannandolo a morte a mezzo impiccagione che fu eseguita vicino all’edicola, la quale in ventiquattro ore rinsecchì.
Ancora secondo la tradizione, Il lunedì in albis del 1589, in occasione della festa dedicata alla Madonna dell’Arco, una donna che risiedeva nella città Sant’Anastasia, Aurelia Del Prete, si era recata presso l’ edicola votiva con il marito, Marco Cennamo , per offrire un ex voto, dopo essere guarito da una gravissima malattia agli occhi. I due recavano con sé un piccolo maialino che, nella folla, scappò: non riuscendo a recuperarlo, in uno scatto di ira e bestemmiando la donna calpestò l’ex voto del marito, che raffigurava la Madonna. Nel anno a seguire la donna fu colpita da una gravissima malattia, che ne causò addirittura il distacco dei piedi, ancora oggi visibili, rinchiusi in una gabbia di ferro, nella sala delle offerte del santuario. La donna morì poco tempo dopo, precisamente il 28 luglio del 1590.
Quanto accaduto divenne velocemente di dominio pubblico e la Madonna dell’Arco ed il suo culto diffuse in poco tempo anche al di fuori dei confini del Regno di Napoli.
Ma gli eventi miracolosi non finirono lì.
Si narra, infatti, che Il 25 marzo del 1675 l’immagine della Madonna sarebbe stata vista risplendere circondata da una moltitudine di stelle: tra coloro che assistettero all’evento ci furono anche il viceré di Napoli, Antonio Alvarez, e il cardinale Pier Francesco Orsini, che sarebbe poi divenuto papa Benedetto XIII.
In merito all’edificazione del Santuario della Madonna dell’Arco è certificato che la prima pietra fu posata nel 1593, precisamente un anno dopo all’ arrivo da Roma di padre Giovanni Leonardi da Lucca (inviato da papa Clemente VIII e poi proclamato santo) incaricato di amministrare le elemosine e i beni temporali.
Nel 1595 il santuario passò sotto l’amministrazione dei padri domenicani, che avviarono i lavori di ampliamento dell’edificio. Il Santuario acquisì la forma attuale soltanto nel 1973 in quanto il lavori di perfezionamento durante il corso degli anni subirono diversi rallentamenti ed interruzioni dovuti a crolli e a diversi disguidi con il Reale Albergo dei Poveri, proprietario di una parte del convento.
Quali sono le caratteristiche architettoniche e quali opere si possono ammirare all’interno del Santuario?
Dal punto di vista architettonico il complesso del Santuario è costituito dalla chiesa e dall’edificio del convento .
La chiesa è a croce latina, con un’unica navata avente quattro cappelle per ogni lato e una volta a botte lunettata. Al centro della croce, in corrispondenza della cupola, si trova la famosa edicola votiva che ospitava l’antica effigie della Madonna col Bambino.
Uno degli elementi più suggestivi sono le colonne che sostengono il soffitto parzialmente tappezzate da tavolette votive dedicate alla Madonna. Adiacenti alla chiesa troviamo le cappelle di San Giovanni Leonardi e Rosario i cui accessi sono collegati.
Molto visibile sulla controfacciata è esposta un’enorme tela del giordanesco Gennaro Abbate, avente come soggetto l’Adorazione dei Magi (datata 1735).
Ma le opere di grande rilevanza artistica e storica non sono finite!
Anche tutto il resto della chiesa è valorizzato da incantevoli opere pittoriche di pregio, tutte da ammirare, e riconducibili ad artisti come Francesco Giordano, Antonio Sarnelli, Giovanni Bernardino Azzolino e Giacinto Diano.
Una delle aree più apprezzate del complesso religioso è senza dubbio alcuno la sala delle confessioni ed il chiostro. Quest’ ultimo è circondato da varie stanze un tempo ospitanti le aule del liceo classico.
L’ elemento che indubbiamente rende il Santuario della Madonna dell’Arco l’edificio religioso al quale maggiormente è legato il popolo vesuviano e non solo, è il suo esser tappezzato di ex voti, che sintetizzano in effetti l’arte popolare di quattro secoli.
Tali ex voti, sebbene siano semplici ed ingenui nelle loro raffigurazioni, ben rappresentano la vita popolare dal quattrocento in poi. Sono oggetti di grandissima suggestione ed evocazione che documentano anche le eroiche e spaventose condizioni del popolo campano.
Altro elemento di valore artistico degno di nota è l’ organo a canne Tamburini opus 562. Situato sulla cantoria fu costruito nel 1968 grazie al riutilizzo riutilizzo della cassa e parte del materiale fonico del precedente organo del settecento. Dispone di 49 registri, con trasmissione elettrica ed è composto da tre tastiere di 61 note ciascuna e una pedaliera concavo-radiale di 32.
Prima di lasciare il Santuario i visitatori non possono esimersi dal visitare, infine, il campanile che è adiacente alla chiesa principale e si affaccia su un grazioso giardino.