Pompei ed Ercolano sono luoghi che evocano un mondo antico, simboli di un tempo che si ferma per ripartire e raccontare la sua storia millenaria.
Come del resto tutti sanno, a Pompei ed Ercolano ci sono i siti archeologici più famosi al mondo, milioni di persone arrivano alle falde del Vesuvio per ammirarne lo splendore e sentirne la magia.
Questi due siti raccontano anche tanti aspetti particolari che trasportano nelle usanze e nei costumi di epoca romana. E’ il caso del lato “a luci rosse” di Pompei ed Ercolano raccontato dall’incredibile “Gabinetto Segreto”, oggi sezione speciale del Museo Archeologico Nazionale di Napoli dedicata ai reperti a tema erotico e sessuale rinvenuti nelle due antiche città vesuviane.
La storia del Gabinetto Segreto è davvero peculiare e riesce a far ripercorrere il rapporto con la sfera sessuale degli antichi pompeiani ed ercolanesi ma, allo stesso tempo, aiuta a comprendere il trattamento che questo aspetto ha ricevuto dalla scoperta delle città sepolte dalla lava del Vesuvio nell’eruzione del 79 d. C. fino ad oggi, passando per il regno borbonico di Napoli ai moti rivoluzionari del 1848 e al post unità d’Italia, ma anche poi dall’epoca fascista fino a giungere ai giorni nostri, tracciando una sorta di percorso nell’evoluzione o involuzione del senso comune del pudore.
La scoperta di Pompei ed Ercolano portò alla luce una varietà di reperti a soggetto erotico e sessuale molto originali ed in molti casi davvero inusuali agli occhi degli scopritori.
Bisogna premettere che, in epoca romana, la sfera sessuale era concepita in modo molto diverso e sicuramente scevro da sovrastrutture e tabù che successivamente hanno caratterizzato il rapporto della società con la sessualità e le sue espressioni.
A testimonianza di questo proprio gli scavi alle falde del Vesuvio portarono alla luce numerosi segni di una grande apertura mentale rispetto al tema sessuale ed erotico ed una grande considerazione per questo aspetto nella socialità e nella sfera individuale.
Specchi, profumiere, lanterne, vasi. Una gamma eccezionale di reperti legati al mondo sessuale vennero alla luce tra la sorpresa degli addetti ai lavori e degli stessi regnanti Borbone che, al fine di evitare che tali ritrovamenti divenissero di dominio pubblico, decisero di creare una sezione appositamente dedicata all’interno del Reale Museo Ercolanese di Portici, denominandola appunto “Gabinetto Segreto”.
Le disposizioni per l’accesso a questa speciale sezione erano molto restrittive consentendo la visione di questi reperti esclusivamente a persone di età matura e di riconosciuta morale. Con il passare del tempo l’atteggiamento della casa regnante Borbone verso il Gabinetto segreto diventa più rigido arrivando a trasformarsi in un vero e proprio ostracismo, dovuto principalmente alla valenza politica che il potere reale reazionario prese ad attribuirgli, identificandolo come un pericoloso simbolo della libertà di espressione. Si arrivò, sulla scia di questo atteggiamento, a determinare la distruzione completa del Gabinetto Segreto e di tutto il contenuto. Solo grazie all’intervento dell’allora direttore del Reale Museo Ercolanese di Portici fu scongiurato questo pericolo in cambio di un irrigidimento molto forte delle norme per l’accesso. A tal fine fu posto un ulteriore cancello dinanzi all’ingresso, dotato di tre serrature con tre titolari diversi.
Ma il culmine fu raggiunto nel 1851, quando si ordinò di murare l’intera sezione, manifestando così la volontà di cancellarne l’esistenza stessa gettandolo nel dimenticatoio.
Le vicende del Gabinetto Segreto tuttavia continuarono, di pari passo con la turbolenza e i continui cambiamenti di quell’epoca storica. Infatti nel 1860, fu Garibaldi che ne ordinò la riapertura in segno di rottura con il potere borbonico. Ancora oggi si ritrova testimonianza dell’intervento garibaldino nel documento ufficiale, oggi esposto all’ingresso della sala, che attestava l’ordine di forzare la serratura dal momento che una delle tre chiavi era stata smarrita.
La riapertura segnò l’inizio di un nuovo corso interrotto poi dalle chiusure durante il Regno d’Italia e da quelle ancor più pesanti del regime fascista. Vengono riproposte limitazioni e stabilite procedure altamente restrittive per la visita al Gabinetto Segreto. La fine del regime segna poi nuove aperture ma, incredibilmente, solo nel 2000 e molti anni dopo una prima più morbida regolamentazione degli accessi del 1971, la sezione diviene fruibile al pubblico nelle modalità attuali.
Un percorso davvero accidentato quello dell’affrancamento del Gabinetto Segreto da tabù, restrizioni politiche e vicende altalenanti, che aiuta a ripercorrere la storia d’Italia dalla metà del Settecento ad oggi e l’atteggiamento con il quale l’establishment politico ha di volta in volta trattato l’argomento.
Ma come è allestita oggi questa particolare sezione del Museo Archeologico e cosa conserva?
L’allestimento del Gabinetto Segreto è organizzato con un antisala, un vestibolo subito dopo l’ingresso e a seguire quattro sale disposte a forma di ferro di cavallo e nello specifico una “Casa pompeiana”, un “Giardino pompeiano”, il “Lupanare” e una “Strada pompeiana”. In queste sale sono esposti reperti davvero molto vari e sono ben rappresentate tutte le sfumature che il piacere sessuale, l’erotismo e le loro espressioni assumevano nelle antiche città di Pompei ed Ercolano. Arte e piacere, credenze e potere apotropaico della sfera erotica, celebrazione quasi sacra dell’atto sessuale e caricatura smitizzante del momento erotico: è davvero un quadro vivo aperto al 79 d.C., un quadro nel quale i simboli fallici, spesso macroscopici, assurgono a talismani propiziatori e potenti, ancora lontani dalla demonizzazione successiva e dagli atteggiamenti di censura che, nei secoli dopo e fino alla contemporaneità, la faranno da padrone.
Dalle rappresentazioni di maggior rilievo artistico a quelle più commerciali, perlopiù provenienti dai lupanari e dalle case e dalle taverne, tutto descrive un mondo in cui il fermento sessuale è protagonista e parte integrante della convivialità.
Venere è la primadonna insieme al dio Priapo, esuberante rappresentazione per eccellenza della fertilità maschile. E poi la statuetta ritrovata nel 1752 a Villa dei Papiri di Ercolano, che forse è il manifesto del Gabinetto Segreto, che mostra il dio Pan, umano solo per la metà superiore del corpo, nell’atto di accoppiarsi con una capra. Numerosi satiri popolano il Gabinetto Segreto, e numerosi gli oggetti provenienti dai luoghi conviviali, dove si svolgevano banchetti e dove la socialità si esprimeva gioiosa e libera da sovrastrutture, talvolta esageratamente colorita, come dimostrato dalla quantità di reperti ritrovati. Questo luogo così particolare riesce a racchiudere in sé e a mostrare tutta la gamma degli aspetti legati alla sfera erotico sessuale come vissuta dagli antichi abitanti di Pompei e di Ercolano; dall’aspetto giocoso e caricaturale a quello religioso o legato a credenze di tipo magico, dall’aspetto sociale e conviviale a quello più intimo, il piacere è declinato in svariate e talvolta sorprendenti espressioni.