MODI DI DIRE E TRADIZIONIRUBRICHE

“Cca ’e ppezze e cca ’o ssapone”…le origini del detto

Storia, cultura e tradizione! Sono questi gli ingredienti magici che fanno dell’area situata alle falde del Vesuvio una delle terre piu’ belle ed uniche del mondo. Se a questi aggiungiamo un pizzico di folcrore allora la ricetta e’ perfetta!

Ed in effetti in queste terre di folcrore ce ne e’ da vendere, si pensi alla moltitudine di leggende, antichi detti e modi di dire che caratterizzano il viver quotidiano ed il linguaggio del popolo vesuviano.

Tra questi uno dei detti piu’ antichi e diffusi e’ senza dubbio alcuno “Cca ’e ppezze e cca ’o ssapone”!

E’ praticamente impossibile infatti concepire un vesuviano che non abbia mai pronunciato o sentito esclamare questo antichissimo e folcroristico modo di dire almeno!

Ma qual e’ il significato di questo detto ?
Quali sono le sue origini?

Scopriamolo insieme!

Partiamo dal significato. Tradotto in italiano diventa “Qui gli stracci e qui il sapone” ovvero “Nessun pagamento posticipato”.

Ancora esso potrebbe essere tradotto con una formula circense molto antica tutt’ oggi usanda in chiave ironica, ovvero “Pagare moneta, vedere cammello”!

Le sue origini sono assai antiche, il detto infatti e’ legato ad uno storico personaggio della tradizione popolare vesuviana:  ’o sapunaro (il saponaio).
Si trattava di un rigattiere ambulante che andando in giro per i paesi raccattava oggetti ed abiti usati barattandoli, in tempi più remoti, con sapone artigianale.

Nella pratica “O sapunaro”  non era colui che produceva sapone ma colui che lo vendeva girando per le vie con un carrettino gridando :”sapunare robba vecchia”.

Questi folcroristici ambulanti erano molto abili nel riuscire a persuadere le massaie a comprare il proprio sapone, spesso di scarsa qualita’ e non particolarmente profumato, accettando in cambio di tutto in particolare: stracci, mappine, vestiti malandati e consunti, vecchie scarpe, e molti altri oggetti obsoleti che poi “riciclavano”.

Ecco spiegato il detto  “ccà ‘e pezze e ‘ccà ‘o sapone”.

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