ENOGASTRONOMIAMODI DI DIRE E TRADIZIONIRUBRICHE

Cantiniè! Nu’ quart ‘e vino e na’ gazosa!

La terre vesuviane sono famose in tutto il mondo per la coltivazione e la produzione di prodotti enogastronomici di ogni genere. Sempre più spesso si parla di vere e proprie eccellenze vesuviane, tra le quali gli studi di settore collocano in cima alla lista l’immancabile vino del Vesuvio.

Già in epoca romana nell’area corrispondente all’attuale citta’ di Terzigno era localizzato il cosiddetto “Tertium Miliarium” (ossia Terzo miglio), borgo all’interno del quale, dimoravano la maggior parte dei viticultori locali che, sfruttando le particolari e singolari caratteristiche della terra vulcanica, riuscivano a produrre un vino pregiato molto apprezzato nei centri cittadini limitrofi come Pompei.

Il vino, dunque, ha rappresentato fin dai tempi antichi per le terre vesuviane un prodotto (per coloro che ne consumavano) di identificazione e legame con il territorio…e così è stato fino ai giorni nostri.

Ma in tale “concept” non vanno collocati solo i vini pregiati e noti ma anche, anzi soprattutto, i vini cosiddetti popolari, a basso costo ed alta accessibilità. Quei vini intorno ai quali nacquero nel corso della storia le famose cantine e “cantinieri” e la storica richiesta da parte del cliente di “Nu’ quart ‘e vino e na gazosa”!

Era proprio con tale richiesta (quasi in codice) che ci si rivolgeva al cantiniere per farsi servire il proprio quarto di vino mescolato (innaffiato) alla gassosa.

I nostri anziani probabilmente hanno ancora vivo nei propri ricordi le quotidiane scene alle quali, soprattutto negli anni cinquanta e sessanta, si assisteva in queste cantine.

Erano anni in cui per molte famiglie le possibilità economiche erano molto precarie e le città alle falde del Vesuvio erano disseminate di queste attività che possono essere di fatto considerate gli antenati dei moderni Wine Bar in cui oggi e’ possibile degustare vini dalle importanti etichette magari accompagnati da stuzzichini in stile gourmet.

A differenza dei Wine Bar di oggi nelle antiche cantine si beveva (non degustava) vino di “bacchetta” innaffiati da gassosa (senza stuzzichini) ma con essi condividevano l’intramontabile passione per il sangue di Bacco.

In quegli anni quasi nessuno faceva il vino in casa e nelle piccole ed umili salumerie non si trovava facilmente il vino in bottiglia che spesso additittura veniva disprezzato da quei popolari ed improvvisati intenditori.

Le cantine ed i cantinieri assolvevano ad una vera e propria “funzione sociale”, essi erano di fatto luoghi di aggregazione nei quali avvenivano confronti di ogni genere sui temi più disparati, confronti che spesso e volentieri sfociavano in risse.

Ed era in tali situazioni che emergeva la figura del canteniere, il quale allorquando qualche cliente esagerava con le parole o con i gesti, prontamente lo afferrava per un braccio e “gentilmente” lo accompagnava fuori.

vino cantiniere

Anche l’organizzazione degli spazi all’ interno delle cantine era basata su di una dislocazione standard e legata alla consuetudine e alla tradizione.

Nella prima stanza, quella di accesso per la clientela, vi erano i tavoli per sedersi e consumare (spesso accompagnando la degustazione con una “bella dose” di fumo) mentre nel retrobottega venivano collocate le possenti botti di diverse dimensioni.
Tali botti contenevano quel nettare di uva destinato non solo a soddisfare il fabbisogno di coloro che prendevano posto ai tavoli, ma anche di coloro che preferivano il vino d’asporto da portare a casa per accompagnare i pasti.

Molti ricordano ancora il dolce sgorgare del vino che dalla margherita delle botti veniva versato nelle bottiglie dando vita ad una schiuma biancastra che piano piano si dissolveva.

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