Arrivare al Borgo Casamale a Somma Vesuviana rappresenta una piccola grande sorpresa. Si entra impercettibilmente in un’atmosfera ben diversa dal brulicante tran tran dei paesi alle falde del Vesuvio per ritrovarsi nell’anima antica di un luogo in cui risuona l’eco di storia popolare, di storie popolari.
Fabio percepisce la nostra sorpresa ed il nostro leggero smarrimento e, salutandoci dalla finestra del piccolo palazzo al centro del borgo, ci indica la strada per raggiungerlo. Ci accoglie in casa sua e con naturalezza iniziamo questa chiacchierata.
Fabio Fiorillo nasce a San Giorgio a Cremano con origini francesi da parte di madre e, ad un certo punto della sua vita, si ritrova a scegliere di vivere qui al Borgo Casamale:
“E’ stato una sorta di innamoramento per cui devo ringraziare un professore ai tempi della scuola. Durante uno dei “viaggi” da lui fortemente voluti alla scoperta della nostra terra vesuviana ci porta qui al Borgo. Il fascino di questo luogo così antico e la potenza delle sue radici hanno fatto sì che in me scattasse un proposito che, da testardo quale sono, ho poi realizzato”.
Fabio si inorgoglisce quando parla del Borgo perché sa che parlarne significa non farlo cadere nel dimenticatoio, perpetrarne la storia nel tempo, nel futuro.
L’area vesuviana di Somma è una fonte immensa di cultura e di musica popolare:
“questi sono i luoghi di Roberto De Simone, sono le cattedrali della musica popolare vesuviana; qui ancora oggi le ultime personalità di quella che è la vera tradizione musicale vesuviana vivono e portano con sé questa eredità. Questi luoghi sono stati fondamentali nel mio percorso artistico; da sempre amo l’opera di Roberto De Simone e vivere questi luoghi conoscendone anche le persone mi ha messo in condizione di esprimere la mia arte in modo vero, di avere piena coscienza di ciò che traduco in musica. Aver vissuto questi luoghi ha reso la mia espressione artistica genuina, vera”.
Oggi riscontriamo un rinnovato interesse verso questa tradizione musicale popolare vesuviana; come lo valuti? E’ giusto pensare che questa tradizione stia vivendo una innovazione?
“Se parliamo di tradizione io credo che, per ovvi motivi, essa non esista più nelle forme in cui siamo abituati a pensarla; per cui l’esercizio molto radical chic di far rivivere la tradizione popolare, spesso nei luoghi meno adatti e con atteggiamento “modaiolo”, non mi affascina. Quella tradizione non esiste più perché non esistono più quelle persone e quelle storie; se partiamo da questo presupposto allora possiamo comprendere bene come approcciare alla conoscenza di essa e farla rivivere in forme anche nuove, a patto che sia un percorso coerente e consapevole di partire da condizioni totalmente diverse.”
La musica è fondamentale nella vita di Fabio. Parlando con lui comprendiamo bene la sua passione ed il lavoro che c’è dietro al suo talento:
“I miei spettacoli sono sempre frutto di grande impegno, lavoro svolto insieme ai miei collaboratori, ore di studio per arrivare ad un risultato finale importante”
Quando “scopri” la tua passione, il tuo talento?
“Ho iniziato a cantare a tre anni, poi per un po’ ho smesso, forse per timidezza. Ho ripreso solo verso i vent’anni quando ho cominciato a lavorare in villaggi turistici in Francia; esperienza che mi ha dato tantissimo ma che a un certo punto ho scelto di abbandonare. Ero pronto per entrare nel mondo della musica, a lavorare per farne la mia professione, la mia vita. La fatica è stata tanta ma l’impegno ha ripagato.”
La Francia ritorna. Le origini, il lavoro nei villaggi. Quanto influisce questa parte transalpina in te e nella tua musica?
“Sicuramente tanto! Questa doppia origine mi ha permesso di capire che c’è un filo sottile di contaminazioni che dalla Francia arriva a Napoli e viceversa. E tutto questo fa parte oggi del mio modo di esprimermi e dei miei spettacoli ed avviene in modo del tutto spontaneo”.
Quali sono i tuoi punti di riferimento musicali? Che musica ascolti?
“Ascolto tutta la musica! Mi piace andare a fondo e conoscere di volta in volta vari artisti e generi per allargare il mio orizzonte musicale; la musica è presente nella mia vita durante tutto il giorno accompagnandomi costantemente.”
Alcuni tuoi lavori come “Daltrocanto” e “Folk rock” sono lavori di contaminazioni, frutto di questo tuo approccio totale alla musica. Come coesistono queste due anime, il rock e la tradizione, la musica popolare e le espressioni più contemporanee?
“Più che di coesistenza si tratta di un insieme che si esprime come un tutt’uno; non vi è distinzione ma queste anime diventano il mio modo specifico di fare musica, la mia personale cifra artistica che offro al pubblico.”
Fabio nomina il pubblico e lo fa con molto rispetto
“il mio rapporto con il pubblico è privilegiato e passa dalla mia immancabile paura prima di ogni spettacolo ad un’apertura totale, schietta. Il rispetto è massimo e per questo cerco di pormi con verità, senza sovrastrutture; credo che la verità del rapporto artista- pubblico in questo lavoro paghi sempre a differenza dei vezzi, delle ipocrisie, delle volgarità mascherate“
Il discorso entra nel vivo e anche Isidoro sembra partecipare con la sua presenza discreta ma tangibile. Il gatto di Fabio è una presenza costante della casa, del Borgo Casamale, della sua vita e in qualche modo di questa nostra intervista!
Mentre Isidoro si distende tranquillo sul pavimento, chiediamo a Fabio dei suoi idoli musicali e dopo aver precisato che il suo grande riferimento rimane Roberto De Simone ci dichiara il suo amore per
“David Bowie, per la bionica Tina Turner, per Annie Lennox, per il maestro Peppe Barra, un vero faro per me. La mia collaborazione con lui mi ha dato tanto, mi ha completato come artista, come interprete di una tradizione immensa di cui il maestro è uno degli ultimi grandi depositari”
C’è un artista con cui avresti voluto collaborare?
“In realtà, mi sarebbe piaciuto collaborare come corista di qualcuno degli artisti che hanno fatto la storia della musica; sono affascinato dal lavoro di questi professionisti che supportano rendendo ancora più grandi, e talvolta addirittura sostenendole in pieno, le performance dei front man più celebri. Apprezzo la grande fatica che c’è dietro alla riuscita di uno spettacolo, amo la coralità degli spettacoli ed i miei lavori ne sono una dimostrazione. Io resto la punta di un iceberg complesso e fatto di lavoro, di professionalità.“
Parlando di tradizione, come ti approcci alla musica classica napoletana?
“Con grandissimo rispetto. Credo che i monumenti della canzone classica napoletana vadano trattati con i guanti. L’interpretazione di questi capolavori richiede consapevolezza di quello che rappresentano. Diamanti come “Era de maggio”, che ho l’onore e l’ardire di interpretare spesso, sono troppo importanti per essere sviliti con superficialità“
Non possiamo parlare della tua arte senza parlare del tuo impegno nel sociale. Da anni sei impegnato in progetti che hanno come fine la riabilitazione attraverso la musica ed il teatro di persone sottoposte a misure restrittive della libertà. Come e quando nasce questo aspetto del tuo lavoro?
“Devo tornare un po’ indietro nel tempo, al 1996, quando per la prima volta lavoro ad un programma per portare la musica, l’arte all’interno di centri di accoglienza per tossicodipendenti. Esperienza che mi ha permesso di guardare in faccia ad un pezzo di realtà forte. Da allora il percorso è stato lungo e mi ha portato fino alle progettualità, che ormai porto avanti da alcuni anni, in collaborazione con il carcere di Poggioreale. Insieme ai miei collaboratori cerco di dare a queste persone una realtà differente da quella che vivono, una realtà in cui l’arte può essere una via per incanalare in modo virtuoso frustazioni e rabbia; mi piace offrire a chi vive una situazione altresì alienante come la detenzione, una sfumatura differente della vita e la possibilità di calarsi in un ruolo. E’ un lavoro complicato professionalmente ed emotivamente; i risultati di questa grande fatica sono però incoraggianti e qualche importante vittoria l’abbiamo ottenuta e la otteniamo.”
Concludiamo la chiacchierata strappando a Fabio una promessa: al nostro prossimo incontro ci accompagnerà per i vicoli e la storia del borgo Casamale raccontandocene la storia:
“Questo luogo merita di essere riconosciuto, di uscire da un certo disinteresse generale perché è un luogo vivo, non solo per la sua storia antica ma per la vitalità che in un certo modo ancora esprime!”
Con Fabio abbiamo parlato di musica e della sua musica; ma parlare della sua arte significa parlare anche del suo amore per questo luogo alle falde del Vesuvio e per la sua storia, del grande lavoro svolto nel sociale; un vero viaggio alla scoperta di un vesuviano viscerale e talentuoso che sente l’onere e l’onore di essere parte di questa splendida terra. Fabio Fiorillo è un vero artista, perché dotato di un talento fuori dall’ordinario, ed è un artista vero, perché non ha bisogno di filtri o di mistificazioni per parlare di sé, della sua arte, del suo impegno per questa terra.