La Coda di Volpe è tra i vitigni autoctoni della zona vesuviana e campana, infatti la coltivazione avviene in tutte le 5 province.
E’ conosciuta nella zona del vesuviano anche con la denominazione di Caprettone.
E’ un vitigno a bacca bianca.
Come tanti altri vini della zona vesuviana, ritroviamo citazioni sin dall’antica Roma. Già Plinio il Vecchio nel libro XIV della sua Naturalis Historia parla di “caudas vulpium imitata” (trad. imitando le code delle volpi).
Il nome deriva dalla forma curva del grappolo, che ricorda la coda di una volpe che si stacca dalle ali, dando al grappolo una forma a “T”. I grappoli hanno grosse dimensioni, forma piramidale e una lunghezza che può arrivare ai 40 cm. Al contrario i chicchi si presentano di dimensioni ben più piccole rispetto alle altre uve, e hanno una forma sferica con bucce spesse e gialle.
La Coda di Volpe nelle forme più moderne è considerato un vitigno minore da utilizzare per operazioni di uvaggio con altre varietà della zona.
Fino a qualche decennio fa (anni 90 del secolo scorso) nessuna azienda l’aveva mai etichettata in purezza. I pionieri della vinificazione in purezza sono stati Domenico Ocone e Luigi Pastore, grazie a vendemmie anticipate per la conservazione dell’acidità e a soffici pressature, limitando di gran lunga le rese.
La vendemmia viene praticata nella seconda metà del mese di settembre, donando così al vino un elevato grado zuccherino pur mantenendo un’acidità alquanto bassa. Viene vinificato con un minimo di 14, 5% vol.
Il vino presenta un colore giallo paglierino con riflessi leggermente dorati e si percepiscono all’olfatto leggere note fruttate ( pera, mela cotogna, banana e pesche gialle ) con sentori floreali e minerali.
Al gusto mostra grande freschezza dovuto alle caratteristiche di acidità, con ricordi fruttati e floreali persistenti.