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Il disegno di Eduardo Orma

eduardo orma

Conosciamo Eduardo Orma in un caldissimo pomeriggio e la nostra chiacchierata entra nel vivo da subito, quando percepiamo la sua voglia di raccontarsi e di raccontare la sua arte e le tante sfaccettature ed interessi che contraddistinguono la persona oltre che l’artista.

Eduardo Orma inizia con il raccontarci delle sue molteplici esperienze lavorative e del percorso formativo specificando che “non ho seguito un percorso scolastico ad indirizzo artistico seppure fin da piccolo ho avuto coscienza della mia passione per il disegno e per l’arte in generale”. Gli chiediamo quale, tra le varie esperienze, abbia influito di più sul suo caratteristico modo di fare arte e lui non ha dubbi a proposito “lavorare nel settore informatico ed in quello della grafica 3d mi ha fornito delle cognizioni e delle competenze che sono chiare nei miei lavori; il senso della prospettiva e la capacità di giocare con luci ed ombre derivano direttamente da queste esperienze”; e difatti il gioco prospettico, guardando i lavori che ha voluto portare con sé per questo incontro, attira la nostra attenzione, ci trasporta nella sua particolare dimensione e dà lo spunto per approfondire il discorso riguardante la tecnica utilizzata: “lavoro a penna, quasi esclusivamente, e ciò comporta anche un rapporto particolare con l’errore; semplicemente con questo tipo di tecnica l’errore diventa in qualche modo fatale, non riparabile e ciò diventa parte integrante del mio lavoro, diventa una cosa di cui tener conto”

Quali sono state le prime ispirazioni? Ricordi il primo disegno?

Le ispirazioni sono quelle che muovono ancora oggi la mia arte e nello specifico la passione per l’antico, per il vissuto e per i segni del vissuto. Ho iniziato con degli scorci, dei paesaggi frutto degli stimoli che mi davano in quel periodo certi scorci di paesi piccoli e piccolissimi del Cilento, dove in quel periodo ero spessissimo per lavoro; in quei microcosmi ho trovato espressa la mia idea di antico, ho potuto osservare una sorta di immutabilità che mi ha affascinato e continua ad affascinarmi.

Eduardo ci mostra quel primo disegno e ci mostra due versioni successive negli anni di esso portandoci a cogliere lo sviluppo della sua maturità artistica e concettuale. E’ palese la voglia, seppur sempre pacata, di raccontare la sua arte, i suoi amati disegni che nascono quasi sempre dal vagare materialmente tra i vicoli e poi dal reinterpretare gli elementi che hanno catturato l’attenzione in un momento successivo. 

Non disegni quindi mai en plein air?

No, generalmente il mio disegno nasce da una foto scattata, da un particolare che poi mi serve da spunto per costruirlo. Quindi sta di pari passo accrescendosi un archivio imponente di tutte le foto scattate alla ricerca dello spunto.

Osservando questi lavori notiamo che uno degli elementi quasi sempre presenti sono le porte, i portoni.

Il mio interesse per le porte e per i portoni mi porta ad inserirli spesso ed a renderli elementi chiave intorno al quale ruota tutta la composizione. Mi affascinano quelli malandati, vecchi, perché mi raccontano delle storie di vita quotidiana. E mi appassionano le case che mi piace rendere in tutta la loro verità, mostrandone tutti i segni del tempo; mi danno il senso dello scorrere della vita, di un passato che va immortalato per donargli una sorta di eternità.

Un altro elemento che emerge è la presenza di terrazzi, balconi dai quali si entra in qualche modo nella raffigurazione.  Ha un significato specifico il frequente a questo espediente nella narrazione del disegno?

Il balcone è un po’ il mio punto di vista ed è in fondo il mio sogno di possederne uno che affacci su uno o su tutti i paesaggi che amo riportare sul foglio!

C’è una sorta di significato simbolico in questo tuo richiamo al passato?

Il simbolo ed il simbolismo sono elementi chiave nella mia arte come lo sono nel mio percorso di vita. E, da appassionato studioso di simbologia del Cristianesimo arcaico e di Paleoastronautica, mi piace inserire elementi simbolici nei miei disegni, un po’ a voler giocare con lo spettatore, a sfidare la sua attenzione.

Siamo ormai nel vivo di questo incontro e quando gli facciamo presente che in realtà i suoi disegni sembrano un po’ come un racconto, una narrazione di un luogo e di un momento immortalato nel tempo, Eduardo ci parla della sua passione per la poesia  e di un progetto futuro in questo ambito; un progetto editoriale che parte da uno spunto ritrovato per caso e che gli permette di raccontare il rapporto tra i torresi, ed i vesuviani in generale, ed il  Vesuvio. 

Chiediamo ad Eduardo di parlarci del progetto che lo vedrà protagonista con una mostra che si terrà nella location delle Scuderie di Villa Favorita ad Ercolano dal 28 giugno al 14 luglio 2019  e ci spiega che “ il progetto nasce dalla voglia di raccontare il ‘900  a Torre del Greco attraverso i miei disegni ed i racconti di altri storici della città che mi accompagneranno in questa sorta di viaggio nel tempo, in quel passato che amo rievocare e che vorrei tener vivo con il mio impegno”. 

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