C’è un luogo alle falde del Vesuvio dove il legame tra città ed artigianato è inscindibile, dove si manifesta una spettacolare alchimia unica al mondo. Torre del Greco è la patria indiscussa della lavorazione del cammeo. A Torre del Greco l’arte del cammeo non è semplicemente artigianato ma passione viva, tradizione antica, forza del passato che si proietta verso il futuro in una continua ricerca di forme nuove. Il mondo riconosce questa straordinarietà ed il lavoro dei maestri torresi fa il giro del globo suscitando ammirazione e stupore e dando linfa vitale per il futuro di questa Arte che si tramanda da generazioni, riuscendo sempre a rinnovarsi sorprendendo. Comincia il nostro percorso nel mondo del cammeo un vero e proprio patrimonio vesuviano e torrese.
Una scala un pò malandata e ripida in un palazzetto del centro storico di Torre del Greco, al centro del golfo di Napoli. Da un finestrone infatti si scorge un pezzo di mare e tanto basta per far spuntare un sorriso sul volto di Paolo che va incontro alla sua esperienza, la prima, come “guaglione di bottega”, con la curiosità e l’indolenza tipica dell’adolescente.
Siamo nella Torre del Greco di metà degli anni ‘50, la bottega è quella di un “cammeista” e Paolo va ad intraprendere quello che poi resterà il lavoro di una vita e che continua ancora oggi ad essere una passione, un amore incondizionato per il cammeo e per quello che esso rappresenta per questa città e per la sua gente.
La chiacchierata con Paolo comincia chiedendogli perché scelse di iniziare l’apprendistato in quel settore e lui ci fa presente con un sorriso ironico che “la scelta a quei tempi non era quasi mai del giovane diretto interessato” e che lui di suo ha messo più che altro il “poco genio (voglia) di proseguire con gli studi”.
Però quel mestiere, cominciato un po’ per caso un po’ per forza di cose, lo appassiona presto e così inizia il percorso nel mondo della lavorazione del cammeo che si rivelerà lungo e con varie tappe:
“Ho iniziato con l’attaccare il pezzo di conchiglia da lavorare sul “mazzariello” con un mix di pece greca, cera e sgagliola. All’inizio il mio ruolo era limitato a questo. Successivamente inizio ad occuparmi di una fase successiva, l’”ammaccatura” attraverso la quale si pulisce la base del pezzo da lavorare dalla crosta“
Dopo queste fasi hai iniziato quindi ad incidere il cammeo vero e proprio?
Eh no! Il mio percorso continuò attraverso le fasi della “limatura” per rendere omogenea la base del cammeo dove poi andavo a scavare la cornice e successivamente dell’ “abbozzatura” del cammeo. Mi avvicinavo ormai all’incisione vera e propria.
Quanti anni passano dall’inizio di questa avventura a quando inizi ad incidere e a completare il cammeo?
Dopo 5 anni inizio a lavorare all’incisione vera e propria del cammeo ed a sentirmi un vero e proprio cammeista, orgoglioso di esserlo. Mi appassiono fin da subito alle raffigurazioni di teste di donna, di profili. Un classico della lavorazione torrese del cammeo.
C’è qualcosa che contraddistingue il tuo cammeo, il tuo stile?
L’attenzione al disegno dei capelli. Mi è sempre piaciuto curare questo dettaglio e renderlo protagonista del mio cammeo. Le pettinature hanno contraddistinto tutto il mio lavoro, in tutti questi anni. Inoltre, ho sempre ricevuto grandissima soddisfazione dalla realizzazione di piccoli cammei, vere e proprie miniature.
Man mano che entriamo nel vivo del racconto traspare sempre più l’emozione di Paolo e diventa evidente che per lui questo è stato molto di più di un lavoro, ma una vera e propria emozione lunga una vita. Gli chiediamo quale sia stata la sua primaria fonte di ispirazione e lui ci spiega che “l’ispirazione è il pezzo di conchiglia stesso che, ogni volta, mi ha lasciato intravedere quello che potevo incidere, quello che in qualche modo era già impresso nella materia grezza; ogni rilievo, ogni angolo del pezzo grezzo di conchiglia sardonica o corneola mi lasciava intravedere il disegno finale. E’ un concetto spesso usato anche da grandi scultori di ogni epoca e a cui mi sono sempre ispirato nel mio essere un artigiano ”
Alla domanda su quale sia stata la più grande soddisfazione che questo lavoro gli ha dato, Paolo, con un po’ di emozione e tanta fierezza ci dice che “i miei cammei sono sparsi un po’ in tutto il mondo e questo dà un senso al mio passaggio sulla Terra e mi dà la gioia di aver contribuito, insieme ai tanti artigiani del cammeo, a rendere Torre del Greco riconoscibile e rinomata in tutto il mondo.”
Un rammarico che ti senti di esprimere?
Il mio rammarico è legato all’osservare che pochi giovani si avvicinano a questo mestiere ed alla preoccupazione che questa arte possa un giorno diventare rara.
Ed un auspicio?
Mi auguro che l’arte del cammeo possa rinascere e trovare nuovo vigore grazie alle tante iniziative che negli ultimi anni stanno nascendo. L’artigianato del cammeo è un patrimonio di Torre del Greco e dell’area vesuviana, una vera e propria eccellenza del made in Italy da promuovere in tutti i modi.
2 pensieri su “Paolo Formisano: il cammeo tra artigianato ed emozione”