Pompeiitaly (pompeiitaly.org/it/) è un blog territoriale, un progetto collaborativo e una social community; una piazza virtuale dove si comunica, si condivide, si sviluppano pensieri e idee per dare un volto nuovo ad un territorio che nonostante l’inestimabile patrimonio ha delle straordinarie difficoltà di sopravvivenza. Una realtà che come noi di Wesuvio crede nelle potenzialità del territorio vesuviano e lavora costantemente per contribuire alla valorizzazione ed alla promozione di esso. Con loro sono nate e nasceranno collaborazioni interessanti; con questa intervista abbiamo voluto dare un ennesimo segnale positivo: fare rete alle falde del Vesuvio si può e i risultati ci piacciono sempre più! Vi lasciamo alla lettura dell’intervista, un coinvolgente viaggio nel mondo dei Pennelli di Vermeer che ringraziamo per la grande disponibilità
PompeiItaly ha intervistato per noi una band vesuviana “I Pennelli di Vermeer” che da oltre 10 anni, spaziando tra diversi generi, tra cui il teatro canzone, si distinguono nella scena musicale campana per il loro stile ricercato e per l’attenzione che rivolgono a tematiche particolari della realtà quotidiana. Maria Riatti ha incontrato Pasquale Sorrentino, frontman del gruppo, autore e compositore e Stefania Aprea voce del gruppo. Ci raccontano della storia del gruppo, delle esperienze più significative e delle difficoltà di fare musica nel nostro territorio.
Maria: Come è nato il vostro progetto musicale?
Pasquale: Il nostro progetto è nato dopo un viaggio avventuroso, in sei in un furgone, per raggiungere Capo Nord. Tra i compagni di avventura c’era Giovanni Santoro, ex bassista del gruppo, che dopo aver ascoltato alcune mie canzoni, mi propose al ritorno di mettere su un gruppo. Formammo il gruppo così composto: mio fratello Marco – batterista, Pasquale Palomba – chitarra elettrica, Raffaele Polimeno- tastiere, io come autore, compositore e voce. Era il 2003. Nel giro di qualche mese preparammo un nostro repertorio di brani e nel 2004 debuttammo con il primo concerto in Piazza a Boscotrecase. Così sono nati i Pennelli.
Preparammo la prima demo autoprodotta addirittura con 12 brani con tanto di libretto, che chiamammo “Modello Barocco, Fragile, Maneggiare con cura, Grazie!”. Scegliemmo questo nome perché avevamo provato per tanti mesi con questa frase davanti agli occhi che era scritta su del nastro di imballaggio attaccato su dei cartoni.
Nel tempo ci sono stati diversi cambi di formazione, tra cui l’entrata nel gruppo di Stefania Aprea nel 2008.
Maria: Come avete scelto il nome Pennelli di Vermeer?
Pasquale: Io ho una formazione in arti visive e cercavo un nome di un artista che avesse un po’ di musicalità, proposi Vermeer, un pittore olandese del Seicento. Siccome non tutti lo conoscevano, abbiamo cambiato in Pennelli di Vermeer e a votazione l’abbiamo scelto. Inizialmente non mi piaceva ma ora penso che sia un nome che funziona. In seguito un giornalista musicale ha definito la nostra musica “rock pittorico”.
Maria: Beh, penso che calzi a pennello! Ditemi ora, che tipo di musica proponete?
Pasquale: Siamo partiti da un genere rock progressivo, poi negli anni siamo cambiati, ci siamo evoluti spaziando tra diversi generi come il rock, il folk, il reggae, la musica anni 30, possiamo dire che c’è tutta la musica che ci piace filtrata con il nostro stile di suonare. Dopo i primi anni abbiamo cominciato a sperimentare un nuovo stile aggiungendo una componente teatrale, proponendo quindi il teatro canzone e tra il 2009 e il 2010 abbiamo concepito la commedia musicale “La Sacra Famiglia” che abbiamo portato in giro nei teatri e di cui abbiamo prodotto un dvd con la casa discografica Canzonetta. La commedia trattava il tema di una famiglia apparentemente normale dove invece si consumavano violenze tra le mura domestiche, anche se l’argomento è impegnativo è trattato con ironia e leggerezza.
Sono sempre stato attento alla realtà quotidiana e nelle mie canzoni si ritrovano questi temi, trattati con ironia, che rendono la nostra musica impegnata ma orecchiabile. Proponiamo dei format di canzoni leggeri con contenuti importanti.. questo ci caratterizza.
Maria: Parlami del vostro ultimo album NoiaNoir
Pasquale: NoiaNoir è un concept album , una storia che fa da filo conduttore in tutti i brani. Vuole essere una denuncia per i salotti televisivi sui fatti di cronaca nera che ormai hanno invaso e ora annoiato la nostra quotidianità. Raccontiamo di un omicidio, la subrette Mrs Rose, personaggio inventato e ogni canzone è una parte della storia.
L’album è un progetto finanziato con il crowdfunding suggerito dalla nostra attuale casa discografica Marotta & Cafiero che lo ha poi pubblicato e distribuito.
Maria: Qual è l’ingrediente che vi rende unici e particolari?
Pasquale: Il gruppo è formato da bravi musicisti. Siamo affiatati e alla ricerca della perfezione nell’esecuzione. Un altro importante ingrediente è il messaggio che comunichiamo, vogliamo che sia chiaro e inequivocabile, che rileva le nostre posizioni, come la pensiamo. Vogliamo che le persone capiscano da che parte stiamo.
Inoltre il connubio tra contenuto ricercato e musica che spazia tra diversi generi.
Maria: Cos’è la musica per voi?
Pasquale: La musica per me è terapia. Scrivo musica perché mi fa stare bene, è un modo per comunicare e lo faccio soprattutto per me stesso. Spero che gli altri comprendano ciò che scrivo, ma non lo faccio per questo. Ogni pezzo deve piacere prima a me e poi penso chissà che.
La musica è in ogni momento libero della mia giornata, nella maggior parte dei casi suono per divertirmi con gli amici e poi di tanto in tanto lavoro per la musica.
Stefania: Ovviamente anche per me la musica è innanzitutto passione. Io sono un’interprete ma a differenza di tanti altri ho scelto di concentrarmi solo sui progetti che mi piacciono davvero, anche se a volte i risultati economici non sono eclatanti. Purtroppo non viviamo di musica e il momento storico è complicato. Siamo entrambi insegnanti.
Maria: Infatti, io penso spesso, che i musicisti siano l’emblema della caparbietà perché continuano a perseverare per questa passione che non sempre si trasforma in un vero lavoro.
Pasquale: Sì purtroppo non ci è possibile vivere di sola musica e questo spesso è frustrante ma sappiamo che la musica è un investimento che fai nel tempo, a parte casi particolari di immediato successo.
Purtroppo o sei un Major oppure tutto il resto è un limbo, un vero punto interrogativo. Noi abbiamo ricevuto negli anni molti attestati di stima, riconoscimenti e premi ma è difficile suonare con continuità, i circuiti live spesso non sono adatti per il nostro gruppo perché siamo più strutturati e in altri ambienti i temi che trattiamo nelle nostre canzoni non sono opportuni, possiamo dire che esiste un po’ di censura, soprattutto nella radio. Nonostante queste difficoltà e il momento storico molto difficile continuiamo a fare la nostra musica, senza scendere a compromessi perché ormai le persone riconoscono il nostro stile e non volteremmo mai le spalle a chi ci apprezza .
Maria: Voi siete tutti dell’area vesuviana, fare musica in questo territorio ha vantaggi o svantaggi?
Pasquale: Sì, siamo di Boscotrecase, Torre del Greco, Torre Annunziata e Stefania è di Castellammare di Stabia. In generale nel mondo nella musica, l’Italia è tagliata in due, infatti da Roma in giù non esistono i grandi circuiti e la gente che conta. Se vuoi trasformare questa passione in lavoro, devi spostarti al nord.
Ma devo dire che abbiamo notato in questo momento storico, nell’area vesuviana, sicuramente ancora più depressa rispetto ad esempio a Napoli, che qualcosa di positivo sta succedendo. Forse la crisi porta che, inevitabilmente devi fare qualcosa e nel nostro settore stanno nascendo tanti luoghi, locali autogestiti, dove fare musica e allora posso dire che la musica qui sta diventando vitale per la società.
Ma se invece vogliamo parlare della musica come opportunità di lavoro, in questo territorio, siamo proprio lontani. Noi però continuiamo a navigare, ci teniamo a galla, aspettando tempi migliori.
Maria: Qual è stata l’esperienza musicale più bella?
Pasquale: L’esperienza più bella è stata aprire il concerto di Battiato, al Meeting del Mare, la prima volta davanti ad un pubblico così grande, nel 2005.
Stefania: Per me il concerto a Pino Daniele, la festa di Piedigrotta con la commedia “La Sacra Famiglia” in cui vincemmo il premio alla critica e l’ultimo Meeting del Mare a giugno 2014 in cui ho partecipato anche io e abbiamo aperto il concerto di Franco Battiato.
Maria: Avete aperto il concerto di Pino Daniele a Piazza Plebiscito nel 2008, raccontami questo momento.
Pasquale: Abbiamo vinto un concorso promosso da il Mattino, il gruppo che vinceva andava ad aprire il concerto della reunion della band storica di Pino Daniele. Facemmo due selezioni live e alla fine scelsero noi. E’ stata un’esperienza unica e indimenticabile, su quel palco e quella piazza. Purtroppo non abbiamo conosciuto di persona Pino Daniele, era inavvicinabile. Suonammo in prima serata e già c’era un sacco di gente, il presentatore ci spianò la strada, presentandoci nel migliore dei modi e il pubblico ci accolse favorevolmente.
Pino ha significato tanto per noi; far parte di questa esperienza è stato un onore ma anche un onere, perché davvero quel contesto era impegnativo, il pubblico si aspettava dei big come Pino Daniele, Tullio De Piscopo, James Senese e tutti gli altri, dovevamo aprire quel mitico concerto…che emozione!
Maria: Cosa sognate per il vostro futuro?
Stefania: Suonare sempre, vorrei tanto abbandonare tutto il resto e dedicarmi completamente a questo. Pasquale: Ma anche suonare in progetti più strutturati.
Maria: Solitamente, nel blog Pompeiitaly chiudiamo le nostre interviste con due messaggi, uno rivolto al Ministro Franceschini e l’altro per i giovani…anche qui vorrei ascoltare i vostri messaggi
Stefania: Ti rispondo per il Ministro Franceschini, perché è un argomento, quello dei beni culturali, che per il mio percorso di studi e per la partecipazione ad alcuni scavi mi sta molto a cuore.
Noi abbiamo cose che nessuno ha, in tutto il mondo. Ed è davvero assurdo che gli Scavi di Pompei cadano a pezzi e che non si capisce che la tutela non deve essere un modo per ottenere introiti economici ma uno sforzo per conservare le proprie origini.
Pasquale: Ai giovani direi…spegnete sti cellulari! Ascoltate musica, fate l’amore, alzate la testa dallo smartphone. Non siate qualunquisti, esponetevi per un’idea, schieratevi e siate più trasparenti!
Maria: Bene ragazzi, grazie davvero per avermi raccontato la vostra esperienza. Spero che il vostro coraggio sia d’esempio a tanti giovani vesuviani per spronarli a continuare a perseguire i loro sogni e a farlo soprattutto nel nostro bellissimo e maledetto territorio!
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