“Perdere Filippo e ‘o Panaro” senza ombra di dubbio uno dei detti popolari diffusi all’ombra del Vesuvio e maggiormente usati.
Le origini di questo modo di dire risalgono a più di un secolo fa. Da allora esso è sopravvissuto fino ad oggi divenendo attraversando almeno tre generazioni e si puo’ affermare con certezza che non esiste vesuviano o napoletano che si rispetti, che non abbia mai sentito o pronunciato questo particolare detto almeno una volta nella vita!
Ma in effetti, chi è questo Filippo?
Che c’entra il “panaro”?
Insomma, cosa si cela dietro questo celebre modo di dire?
Scopriamolo insieme!
Il detto “Perdere Filippo e ‘o panaro” è un divertente e sui generis modo di dire che si è soliti esclamare in quelle situazioni d’incertezza nelle quali il troppo indugiare potrebbe portare al perdere tutto.
Ci si riferisce a quelle circostanze in cui accade di dover prendere decisioni importanti ed il tergiversare può comportare la perdita di un’occasione per raggiungere un obiettivo importante
Ma non solo! Può succedere che l’esser indecisi abbia come effetto quello di far svanire ogni possibile alternativa, lasciando di fatto in mano un pugno di mosche.
Ma torniamo ai protagonisti del detto!
Del ‘panaro” c’è poco da discutere.
Trattasi del famosissimo utensile diventato pressoché onnipresente in ogni casa popolare, usato per la sua robustezza sia per riporre gli alimenti sia come una vero e proprio “montacarichi” calandolo giù dal terrazzo con una lunga corda intrecciata.
Un doveroso approfondimento merita invece Filippo.
Le sue origini sono da collegare al mondo del teatro, addirittura si risale indietro di secoli. Il personaggio deriverebbe infatti dalle antiche farse pulcinellesche dell’Ottocento, per la precisione corrisponderebbe al protagonista di una vicenda rappresentata a teatro da Antonio Petito, celebre attore dell’epoca noto per le sue indimenticabili interpretazioni di Pulcinella.
Il personaggio di Filippo in effetti rispecchia molto quello della maschera più famosa di Napoli, ne condivide la furbizia, la scaltrezza e quella propensione ad imbrogliare il proprio padrone.
Ed in effetti è nell’imbroglio che risiede la genesi di questo modo di dire: una volta il padrone Pancrazio affida a Filippo una cesta colma di cibo incaricandolo di portarla fino a casa. Ma lungo il tragitto il furbo Filippo, preso dalla fame, si ingozza con tutte le leccornie presenti nel cesto non lasciandone di fatto alcuna.
Ma soddisfatta la fame, il senso di colpa e la paura per la reazione di rabbia del padrone prendono il sopravvento e così il caro Filippo pensa bene di non fare più ritorno a casa ed il padrone così perde “Filippo e ‘o panaro”!