Come accade per la maggior parte delle chiese di Torre del Greco, anche il destino e la storia della Basilica di Santa Croce sono legati all’attività sismica ed eruttiva del Vesuvio.
Si narra che tra il 1400 e il 1500 ci fosse al suo posto una chiesa dedicata all’Invenzione della Croce, che a sua volta sostituiva l’antica chiesa medievale dedicata a Santa Maria Maggiore. La leggenda dice che i soldi per la nuova chiesa dell’epoca, furono lasciati dal popolo ai piedi di una croce e quindi da questo il nome.
L’antica chiesa fu detta anche “estaurita” perché laica e appartenente all’Università di Torre del Greco, come concesso nel 1517 dalla Bolla papale di Leone X.
Anche in seguito al Concilio di Trento, pur diventando parrocchia, la nomina del parroco (il primo fu Vincenzo Raiola nel 1584) a carico del vescovo, era proposta dagli stessi governatori.
Qualche anno prima del 1600 si diede inizio alla costruzione del campanile, che solo nel 1740 fu terminata nell’interezza dei suoi tre piani.
Relativamente all’antica chiesa di Santa Croce si trovano fonti di Francesco Balzano, che ci parla di una navata centrale con cinque arcate per ciascun lato, un transetto con cappella del Crocifisso e dell’Immacolata.
C’erano inoltre le statue di San Gennaro, S. Eugenia e un frammento della S. Croce posta in un reliquiario di cristallo.
Tra le opere più importanti c’erano quelle di Cosimo Fanzago, di Lorenzo Vaccaro e di citano anche dipinti di Luca Giordano, Francesco Solimena e Francesco De Mura.
Inoltre era presente un monumentale organo, opera della bottega napoletana dei Cimmino.
Tale chiesa fu però completamente distrutta dalla lava del 15 giugno 1794, quando una forte eruzione del Vesuvio rase al suolo gran parte della città e sotterrò diversi edifici.
Proprio per questo attualmente a Torre del Greco è possibile visitare ipogei di antiche chiese ricoperte completamente o parzialmente dalla lava.
Restò indenne in quell’eruzione il campanile, che fu ricoperto dalla lava solo nel suo primo livello.
La storia della nuova ed attuale chiesa ebbe inizio il 5 giugno 1796, quando il vice parroco Vincenzo Romano nella terza domenica di Pentecoste, pose la prima pietra in seguito ad una processione partita dalla chiesa del Carmine, parrocchia dell’epoca.
Intorno a tale circostanza che rievocava in un certo senso il sentimento di rinascita dell’intera città, ci sono stati vari racconti. La tradizione, ad esempio, narra che l’edificazione del nuovo tempio cristiano fu caratterizzata dal verificarsi di avvenimenti miracolosi: tra questi ci sarebbe stato l’approdo di una misteriosa imbarcazione proveniente dalla Libia che trasportava un ingente carico di legname, offerto gratuitamente per la costruzione delle capriate del tetto.
Si narra che don Vincenzo Romano in prima persona partecipò alla costruzione della nuova chiesa, progettata in stile neoclassico dall’architetto Ignazio Di Nardo, come del resto tutto il nuovo piano urbanistico della città e altri edifici religiosi.
Nel 3 maggio del 1827 la nuova struttura fu consacrata con Don Vincenzo Romano parroco.
Nel 1957 la chiesa fu elevata al rango di basilica minore e nel corso della sua Storia venne visitata da papa Pio IX (nel 1849) e Papa Giovanni Paolo II (nel 1990)
La facciata neoclassica è composta da un ordine inferiore con quattro colonne corinzie centrali e quattro paraste laterali. Due nicchie contenenti le statue di San Gennaro (patrono della città) e Sant’Elena (portatrice della Croce), sono poste ai lati della porta centrale, e un ordine superiore dove è presente un finestrone sovrastato da un grosso timpano.
All’interno ci sono tre navate con croce latina e cinque arcate laterali. Una tela di Ciappa sull’altare maggiore raffigura il ritrovamento della Croce.
Nella navata laterale c’è un monumentale fonte battesimale con bacile lustrale donato da Ferdinando IV.
Nel transetto ci sono l’altare di San Gennaro e quello del Sacro Cuore, Santa Colomba sotto al primo e San Vincenzo Romano sotto al secondo.
Mentre le navate terminano a sinistra col SS Sacramento e a destra con l’Immacolata Concezione, statua che ogni 8 dicembre è portata in processione lungo le strade della città su di un carro trionfale, in segno di voto per l’intercessione nell’eruzione del 1861.
Alla fine della navata di sinistra c’è anche la cappella della Croce col relativo reliquiario.
Ai pilastri che dividono le navate, sono presenti le opere raffiguranti la Via Crucis del pittore torrese Giuseppe Ciavolino.
Legato alla chiesa c’è il percorso sotterraneo al quale si accede esternamente, nei pressi del lato destro della grande gradinata d’accesso alla Basilica. Il quale è visitabile grazie alle guide di Percorsi di Lava.
La Basilica di Santa Croce è l’edificio religioso più grande della città torrese ed è simbolo della città stessa. La sua ricostruzione dopo l’eruzione del 1794, simboleggia in qualche modo il motto presente sullo stemma della città vesuviana: “Post fata resurgo” e il legame alla figura di San Vincenzo Romano è senz’altro molto forte. Impossibile citare la chiesa senza parlare del Santo Parroco e viceversa. Una sua statua è posta infatti dinnanzi al piazzale della Basilica.