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Lello Arena, figlio adottivo del Vesuvio

lello arena

Lello Arena e’ senza alcun dubbio  tra i primi artisti  che vengono alla mente quando si pensa al cinema comico ed al teatro di matrice partenopea. E come potrebbe essere diversamente? 

Questo grande artista, sebbene sia nato a Napoli, può a tutti gli effetti essere considerato figlio adottivo della terra vesuviana.  

Infatti, figlio di due impiegati, Lello Arena si trasferì all’età di dodici anni da Napoli a San Giorgio a Cremano.
Il trasferimento, come è lo stesso Arena a raccontare, non fu per lui facile da metabolizzare: “Sono appena dieci chilometri di distanza, ma nel primo periodo li ho maledetti, li ho accusati di egoismo, di volermi rovinare la vita, di volermi assassinare, da quello che consideravo il centro, mi portavano in periferia”.

Ed invece in maniera inconscia quel trasferimento alle falde del Vesuvio rappresentò le fondamenta del suo futuro artistico, un futuro di passioni, ideali, cinema.

Un futuro che non sarebbe mai stato possibile se alle eta’ di tredici anni non avesse avuto la possibilità di incontrare il suo più caro amico Massimo Troisi, in occasione di uno spettacolo teatrale nel teatro parrocchiale della chiesa di Sant’Anna a San Giorgio a Cremano. (Hai già letto l’articolo sul culto di Sant’Anna nell’area vesuviana?)

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L’ incontro con Troisi fu determinante nella sua scelta di abbandonare la carriera di rugbista professionista (in Serie D) per dedicarsi anima e corpo al teatro. 

Fu insieme a Massimo ed altri amici, tra cui Enzo Decaro, che decise di creare il gruppo Rh-Negativo, dando luce ad un nuovo tipo di teatro che attingeva al cabaret e alla farsa napoletana.
I primi anni, nonostante un forte consenso del pubblico ottenuto a teatro, non furono facili. Il gruppo spesso e volentieri non veniva remunerato e recitava quasi esclusivamente per passione e gusto, al punto che non potendo permettersi accessori raffinati ed abiti appropriati, Ie rappresentazioni erano sovente svolte in maniera volutamente grossolana, con scene e costumi piuttosto scarni ed essenziali.

La svolta artistica avvenne nel 1977 quando il gruppo, dapprima rinominato I saraceni e successivamente La Smorfia, si assottigliò e rimasero i tre artisti che tutti noi ricordiamo con immensa ammirazione ed affetto: Arena, Troisi e Decaro. Il trio esordì prima al Teatro San Carluccio di Napoli, grazie all’improvviso forfait di Leopoldo Mastelloni (quando nella vita arriva il colpo di fortuna… ), poi approdò al cabaret romano La Chanson e successivamente, passando attraverso varie esperienze teatrali, notato da Enzo Trapani e da Giancarlo Magalli, esordì nel programma televisivo “Non stop”.

Da lì ai più grandi palinsesti comici televisivi dell’epoca il passo fu breve. 
La Smorfia approdò infatti anche in “Luna Park”, il programma del sabato sera condotto da Pippo Baudo e rimase attivo dal 1979 fino agli anni ottanta, regalandoci una vasta gamma di sketch indimenticabili . 
Tra i più memorabili resta l’Annunciazione, quando Arena vestiva i panni dell’Arcangelo Gabriele che entrando in scena, in maniera sorprendente, ripeteva il celebre tormentone «Annunciaziò annunciaziò»

A partire dagli anni ottanta cominciò a delinearsi il suo percorso artistico cinematografico. Nel 1981 Massimo Troisi lo chiamò ad interpretare il personaggio di Lello, il suo amico impacciato ed invadente nel film di grande successo di pubblico e critica “Ricomincio da tre”. 
Nel 1982 è indiscusso protagonista del film di Lodovico Gasparini “No grazie, il caffè mi rende nervoso”, in cui interpreta il personaggio di Michele, un giornalista che, ossessionato dal totale rifiuto di una Napoli da allontanare dai soliti stereotipi, inizia ad uccidere i partecipanti del Primo Festival Nuova Napoli (tra cui James Senese e lo stesso Massimo Troisi). 

Come non ricordare la sua magistrale interpretazione in “Scusate il ritardo”?
Il film uscito nelle sale nel 1983, e’ tuttora un cult della cinematografia italiana. In questa pellicola, al fianco di un indimenticabile Troisi, si assiste probabilmente alla migliore performance attoriale di Arena.
Il personaggio interpretato questa volta è quello di “Tonino”, l’ amico di Troisi caratterizzato dalle manie e le nevrosi di chi è stato lasciato dalla fidanzata, interpretazione che gli valse il David di Donatello per il miglior attore non protagonista.

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Da li’ recitò in altri film con grandi protagonisti del cinema italiano come Ugo Tognazzi,  Carlo Verdone e Alberto Sordi, si mise in gioco come regista nella sceneggiatura con “Chiari di luna” , nella televisione con “Il principe azzurro” e, dopo un periodo di inattività cinematografica segnato dall’immenso dolore per la prematura morte dell’amico e compagno d’arte Massimo Troisi, ritornò al cinema con “Facciamo paradiso”. 

Il forte legame con il grande artista di San Giorgio a Cremano di fatto non è mai svanito. Lo stesso Lello Arena ha più volte dichiarato quanto Troisi sia comunque presente nelle sue performance teatrali e cinematografiche attraverso il “senso dell’essenzialità” e l’ attaccamento alle proprie origini e territorio che il comico vesuviano ci ha lasciato come eredità. 
E non è un caso che nel 2009, quasi a voler suggellare questo legame viscerale, ricevette il premio alla carriera Massimo Troisi.

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