Il centro storico torrese, a causa delle eruzioni vesuviane che più volte hanno riversato lava sulla città, ha diversi ipogei sotto l’attuale livello stradale, che suscitano sempre tanto interesse e stupore a chi ha il piacere di visitarli.
Tra questi c’è la chiesa del Santissimo Sacramento e San Michele Arcangelo, meglio nota ai torresi come chiesa di “San Michele”.
La sua Storia risale al lontano 1656.
Torre del Greco è appena stata colpita dalla peste che alla fine mieterà centinaia di vittime lasciando orfane decine e decine di bambine. Fu così che il parroco di Santa Croce, Nicolandrea Balzano, decise di fondare un conservatorio con lo scopo di ospitare le piccole orfane dotandolo di una rendita. La struttura, sovvenzionata nel tempo dall’Università torrese, viene eretta nei pressi della chiesa di Santa Maria dell’Ospedale .
Nel 1683 si assiste alla conversione della struttura in convento per mano dell’ arcivescovo di Napoli Innico Caracciolone, il quale affida la gestione a suor Serafina da Capri, la quale adotta la regola teresiana. Dopo circa cinquanta anni viene consacrata la chiesa conventuale, dedicata all’Immacolata Concezione.
Come avvenne per molte delle Chiese appartenenti alla città di Torre del Greco, anche il destino e la storia della chiesa di San Michele sono legati all’attività sismica ed eruttiva del Vesuvio
A seguito dell’eruzione del 1794, questo sacro luogo viene invaso dalla lava ritrovando così sepolto per metà della sua altezza. L’ingresso da cui oggi si accede in chiesa, infatti corrisponde al finestrone di quella antica.
In tale nefasta circostanza le suore sono costrette ad abbandonare il complesso rifugiandosi a Napoli presso la casa del Rione Materdei senza fare più ritorno a Torre del Greco. L’edificio fu utilizzato per appartamenti.
Nel 1803 il complesso viene affidato alla Congrega del SS. Sacramento e San Michele alla quale si deve la ricostruzione della chiesa e la sua consacrazione a San Michele Arcangelo. È in tale circostanza che origina la parte più suggestiva della chiesa, l’Ipogeo, cioè la parte sotto la nuova chiesa col pavimento sul nuovo livello stradale post-eruzione, che fu utilizzato in quei primi tempi come cimitero dei membri della Congrega.
Molte ossa erano visibili affinché i vivi potessero avere devozione verso i defunti. Si parlava di “adozione del teschio” o anche delle “capuzzelle” o ancora “anime pezzentelle”, come quelle del famoso cimitero partenopeo delle Fontanelle.
Il teschio veniva curato, gli si pregava e gli si chiedeva intercessione.
Quegli ambienti sotterranei si rivelarono particolarmente utili come rifugi durante la seconda Guerra Mondiale. La presenza di persone in quel luogo consentì un ulteriore passaggio “sociale” del posto, che divenne luogo di incontro tra famiglie che hanno lasciato numerosi suppellettili e effetti personali, come foto e dediche.
Nel 1979 il gruppo archeologico torrese, nella persona del sacerdote Nicola Ciavolino, prende in considerazione quel sito sotterraneo ormai abbandonato per renderlo visitabile a aperto al pubblico. Dal 2010 il Gruppo Archeologico Vesuviano apre il sito ipogeo, meglio noto come “Ipogeo delle Anime”, ogni ultimo weekend del mese.